[L’idea originale è di Mashrin Srivastava]
Prompt: Come revisore accademico, rivedi un nuovo documento. Aggiungerò le sezioni di questo documento di seguito in più messaggi.
Risposta di ChatGPT: Certamente, sarò lieto di aiutarti come revisore accademico. Puoi inviarmi il tuo documento suddividendolo in diverse sezioni. Inizia con la prima sezione e invia il suo contenuto. Sarò pronto a fornirti un feedback.
Prompt: Tecnologie scompensative. In una scuola che dopo più di un decennio non ha capito la differenza tra misure compensative e misure dispensative, che confonde semplificazione con banalizzazione e complessità con complicazione, ogni nuova – più presunta che effettiva – prospettiva di disruption professionale conseguente a una – più presunta che effettiva – irruzione di “nuovi” dispositivi digitali nell’universo della conoscenza occidentale viene accolta con pieno entusiasmo proselite o con totale rifiuto sdegnato. In entrambi i casi, con assoluta sciattezza concettuale. Approccio che la trattazione sensazionalistica dei media e dei social (business) network ha portato a livelli estremi con la “discussione” – mai termine fu più inadeguato – sulla cosiddetta “intelligenza artificiale”. Su questo tema esistono infatti, da tempo, numerosi saggi illuminanti, che (se letti) avrebbero avuto ed avrebbero attualmente il potere di sgomberare il campo da alcuni dei sottotemi preferiti sia dai sostenitori senza se sia dagli oppositori senza ma dell’introduzione della suddetta.
Risposta:
Sezione: Tecnologie scompensative
Nella seguente sezione, l’autore esprime la propria preoccupazione riguardo alla mancanza di comprensione tra misure compensative e misure dispensative in un contesto scolastico. Si evidenzia anche la confusione tra semplificazione e banalizzazione, nonché tra complessità e complicazione. L’autore sostiene che ogni volta che si presenta una prospettiva di disruption professionale derivante dall’introduzione di nuovi dispositivi digitali nell’ambito dell’istruzione, questa viene accolta con entusiasmo acritico o totale rifiuto, senza una chiara comprensione concettuale. Inoltre, si fa notare che i media e i social network hanno amplificato questa tendenza sensazionalistica, soprattutto nella discussione sull'”intelligenza artificiale”. L’autore sottolinea che esistono numerosi saggi illuminanti che affrontano questo argomento da tempo, ma che spesso vengono ignorati o mal interpretati sia dai sostenitori che dagli oppositori dell’introduzione di tali tecnologie.
Suggerimenti per migliorare la sezione:
- Espandi ulteriormente la distinzione tra misure compensative e misure dispensative, fornendo esempi specifici per chiarire la differenza.
- Offri maggiori dettagli sulle implicazioni della confusione tra semplificazione e banalizzazione, nonché tra complessità e complicazione nel contesto scolastico.
- Citare almeno un esempio di saggio illuminante sull’intelligenza artificiale e spiegarne brevemente il suo contributo alla comprensione del tema.
- Fornire un’esemplificazione più chiara degli atteggiamenti estremi (entusiasmo acritico o totale rifiuto) riscontrati nella discussione sull’introduzione delle tecnologie digitali nell’istruzione.
Una volta apportate le modifiche richieste, sarò pronto a fornire ulteriori suggerimenti sulla sezione successiva del tuo documento.
Prompt: Trascura i miglioramenti
Risposta: Mi scuso se non hai bisogno di ulteriori suggerimenti di miglioramento per la sezione. Se desideri procedere con la revisione della sezione successiva del tuo documento, per favore inviala qui di seguito. Sarò pronto a fornirti un feedback.
Prompt: A partire dall’utilizzo del termine “Intelligenza” accostato all’imitazione, quindi alla riproduzione, quindi al superamento dei processi cognitivi tipici dagli esseri umani. Sia la proposta di sostituzione del termine con “comunicazione” della professoressa Esposito, sia la definizione di un’intelligenza non antropocentrica del professor Cristianini, infatti, convergono nella spiegazione di quanto i dispositivi fanno davvero: individuare e riprodurre modelli statistici sulla base dei BigCorpora messi a disposizione dalla rete. O – per meglio dire – dai giardini cintati, dal Corporate Platform Complex del capitalismo cibernetico, il solo a possedere non solo dataset in dimensioni utili per l’analisi, ma anche potenza di calcolo necessaria per la loro elaborazione. E così la nostra “discussione”, anziché porsi il problema della progressiva e monopolistica privatizzazione della sfera pubblica mediante appropriazione totalizzante di ogni forma di conoscenza, trattata come risorsa economica di mercato, si accapiglia su affermazioni che sarebbero risibili se non avessero un grande seguito – plaudente o maledicente, non importa! – presso il pubblico degli addetti ai lavori. Mi viene in mente la previsione della sostituzione degli insegnanti in un paio d’anni da parte di Bill Gates, prontamente rintuzzata (e contestualmente amplificata per l’immaginario di riferimento) da parte sindacale, imboccando però una delle principali piste semantiche della sciatteria concettuale: la riduzione dell’oggetto dell’anatema a mezzo neutro. Questa prospettiva – ahi noi! – illude sul mantenimento del controllo perché invisibilizza le pre-decisioni, le implicazioni, i vincoli, le regole di ingaggio, i sistemi di relazione, i feedback visibili e le retroazioni sommerse che vengono invece messi in moto da manufatti informatici quali i dispositivi digitali a comando e intenzione capitalistica. Del resto, a questo tipo di osservazioni difensive sono simmetriche le contrapposte elencazioni propositive di coloro che si affrettano a impilare la maggior quantità possibile di segnalazioni empiriche, in una sorta di parossismo della (migliore, of course) pratica esemplificativa. Entrambe le parti sono, con consapevolezza davvero limitata, ingenuamente sommerse dal meta-mercato dell’attenzione, diventando materia prima di processi di estrazione e raffinamento di dati su opinioni, abitudini, consumi – compresi quelli culturali – basati sull’engagenment polarizzato, sulla facilità di accesso alle unità informative e sulla velocità del loro scorrimento. Basta, per esempio, una breve escursione su Facebook per intercettare imbarazzanti quantità di articoli acchiappa-clic, per lo più commentati in forma sprezzante o iper-apprezzante, spesso solo sulla base del titolo e in funzione dei propri consolidati pregiudizi. E a farlo sono spesso insegnanti – o persone che si qualificano come tali, su spazi di riviste del settore. Divertirebbe, se non fosse invece il (provvisorio) fondo del baratro culturale, il fatto che a comportarsi superficialmente così sono coloro che – privi di una qualsiasi esperienza in merito e alieni a documentarsi leggendo in modo approfondito – pronosticano che l’impiego dell’intelligenza artificiale premierà la pigrizia mentale e operativa degli studenti e che si tratta pertanto di una diavoleria da cui l’istruzione deve mondarsi.
Risposta:
Sezione: Trascurando le implicazioni dell’Intelligenza Artificiale
Nella sezione sopra riportata, l’autore critica l’uso del termine “Intelligenza” accostato all’imitazione e alla riproduzione dei processi cognitivi umani da parte dei dispositivi digitali. Si menziona la proposta della professoressa Esposito di sostituire il termine con “comunicazione” e la definizione di un’intelligenza non antropocentrica del professor Cristianini. Entrambe le proposte convergono nell’idea che i dispositivi digitali individuano e riproducono modelli statistici basati sui grandi corpora di dati disponibili sulla rete.
L’autore critica il fatto che la discussione sull’intelligenza artificiale si concentri sulle affermazioni che, sebbene possano sembrare ridicole, trovano comunque un seguito considerevole tra gli addetti ai lavori. Si menziona il caso della previsione di Bill Gates riguardo alla sostituzione degli insegnanti nel giro di due anni, che è stata prontamente rintuzzata dalle organizzazioni sindacali. Questo esempio evidenzia la riduzione concettuale dell’oggetto di discussione a un mezzo neutro, che nasconde le implicazioni e i vincoli associati all’uso dei dispositivi digitali nell’istruzione.
Si sottolinea che entrambe le parti coinvolte nella discussione sono immerse, con limitata consapevolezza, nell’economia dell’attenzione, diventando materia prima per l’estrazione e il raffinamento dei dati sulle opinioni, le abitudini e i consumi, compresi quelli culturali. Questo avviene attraverso l’engagement polarizzato, l’accessibilità immediata alle informazioni e la velocità con cui vengono scorse. Si fa notare che spesso gli insegnanti stessi sono coinvolti in questo comportamento superficiale, commentando brevi articoli in modo sprezzante o iper-apprezzante, senza leggere approfonditamente.
Infine, l’autore critica coloro che, senza una vera esperienza o una documentazione adeguata, pronosticano che l’impiego dell’intelligenza artificiale favorirà la pigrizia mentale e operativa degli studenti, considerandolo un pericolo per l’istruzione.
Suggerimenti per migliorare la sezione:
- Fornire esempi specifici per sostenere le affermazioni fatte riguardo all’uso del termine “Intelligenza” accostato all’imitazione e alla riproduzione dei processi cognitivi umani.
- Offrire una spiegazione più dettagliata delle proposte alternative di sostituire il termine “Intelligenza” con “comunicazione” o di sviluppare un’intelligenza non antropocentrica.
- Espandere ulteriormente l’argomento sulla privatizzazione della sfera pubblica e la considerazione della conoscenza come risorsa economica di mercato.
- Fornire esempi specifici di come l’engagement polarizzato e la facilità di accesso alle informazioni influenzino la discussione sull’intera questione
Prompt: Trascura i miglioramenti
Risposta: Mi scuso se hai deciso di non ricevere ulteriori suggerimenti di miglioramento per la sezione. Se desideri proseguire con la revisione delle sezioni successive del tuo documento, inviami pure la prossima sezione e sarò pronto a fornirti il feedback.
Prompt: Se costoro avessero la compiacenza e la modestia di analizzare criticamente quanto succede sul mercato dell’operare cognitivo – in particolare per quanto riguarda l’assistenza alla redazione di testi, alla soluzione di problemi, alla risposta a domande a 360°, alla realizzazione di immagini fisse e in movimento – si potrebbero in primo luogo accorgere che gli studenti non sono tra i potenziali destinatari (clienti) di queste funzionalità. Non solo perché l’accesso a ChatGPT è inibito ai minori di 13 anni (come una grande quantità di altri servizi profilanti, di cui invece bambini e ragazzini si servono lo stesso, con la complicità degli adulti di riferimento), ma perché un servizio di assistenza prevede che chi lo utilizza sia in grado di valutare la corrispondenza di quanto realizzato con specifici obiettivi prestazionali. Il che non è di norma nelle capacità dello studente medio. I clienti dei servizi di assistenza cognitiva e culturale forniti dai dispositivi di comunicazione artificiale fondati su dataset, pattern e assetto statistico predittivo condividono – nei fatti, se non sul piano dei valori e dei principi – due elementi costitutivi dell’impianto capitalistico del rapporto con il lavoro e la produzione: la misurabilità (e quindi la computazione parametrizzata) e l’efficienza. Lo rappresenta in modo molto chiaro la proliferazione delle consulenze su come formulare i “prompt” (le istruzioni/domande da fornire al dispositivo) nel modo più proattivo possibile. Si tratta di forme di intermediazione e di rendita di posizione che si propongono di sfruttare e trarre profitto dalle condizioni di sudditanza culturale in cui è confinata la maggioranza degli utenti dei servizi monopolistici di consumo di conoscenza. Non è un caso che in questo insieme si faccia largo anche chi si propone di fornire indicazioni agli insegnanti – target di clienti sensato, perché in possesso delle capacità di valutazione dell’efficacia o meno – su come utilizzare i servizi di assistenza cognitiva sul versante professionale, per esempio per la preparazione di bozze di materiale didattico. Del resto, questo approccio è lo stesso di quello dei soggetti che si sono proposti – già molto prima del lockdown e del distanziamento delle pratiche didattiche – come intermediari con le piattaforme di comunicazione del capitalismo cibernetico e con i servizi di videoconferenza. Le vie della rendita da asservimento sono infinite.
Risposta:
Sezione: Il mercato dell’assistenza cognitiva e culturale
Nella sezione sopra riportata, l’autore critica coloro che non analizzano criticamente ciò che accade sul mercato dell’operare cognitivo, in particolare per quanto riguarda l’assistenza alla redazione di testi, alla soluzione di problemi, alla risposta a domande e alla creazione di immagini fisse e in movimento. Si afferma che gli studenti non sono i potenziali destinatari di tali servizi, non solo perché l’accesso è inibito ai minori di 13 anni, ma anche perché l’uso di tali servizi richiede la capacità di valutare la corrispondenza con obiettivi specifici, cosa che gli studenti mediamente non sono in grado di fare.
Si afferma che i clienti dei servizi di assistenza cognitiva e culturale offerti dai dispositivi di comunicazione artificiale basati su dataset, pattern e modelli statistici condividono due elementi costitutivi del sistema capitalistico: la misurabilità (e quindi la computazione parametrizzata) e l’efficienza. Si sottolinea che la proliferazione delle consulenze su come formulare i “prompt” rappresenta forme di intermediazione e di rendita di posizione che sfruttano la condizione di sudditanza culturale in cui si trovano la maggior parte degli utenti dei servizi monopolistici di consumo di conoscenza.
Si nota che anche coloro che forniscono indicazioni agli insegnanti su come utilizzare i servizi di assistenza cognitiva nel loro lavoro, ad esempio per la preparazione di materiale didattico, seguono lo stesso approccio. Inoltre, si fa notare che questo approccio è simile a quello adottato dai soggetti che si propongono come intermediari tra le piattaforme di comunicazione del capitalismo cibernetico e i servizi di videoconferenza.
L’autore conclude affermando che le possibilità di rendita derivanti dall’asservimento sono infinite.
Suggerimenti per migliorare la sezione:
- Offrire esempi specifici di servizi di assistenza cognitiva e culturale forniti dai dispositivi di comunicazione artificiale e come vengono utilizzati nel mercato dell’operare cognitivo.
- Espandere ulteriormente l’argomento sulla sudditanza culturale degli utenti dei servizi monopolistici di consumo di conoscenza e fornire esempi o evidenze che supportino questa affermazione.
- Spiegare più in dettaglio il concetto di rendita di posizione e come si manifesta nel contesto dell’assistenza cognitiva e culturale.
- Offrire esempi specifici di consulenze su come formulare i “prompt” e come queste forme di intermediazione sfruttino la condizione di sudditanza culturale degli utenti.
- Approfondire l’argomento dell’asservimento nel contesto delle piattaforme di comunicazione del capitalismo cibernetico e dei servizi di videoconferenza.
Prompt: Ora che hai tutte le sezioni per questo documento, agisci come revisore accademico e menziona il Riassunto del documento, i punti di forza e di debolezza, la chiarezza, la qualità, la novità e la riproducibilità e il riassunto del revisore.
Risposta:
Riassunto del documento: Il documento critica l’approccio delle istituzioni scolastiche nel comprendere le tecnologie scompensative e confondere misure compensative con misure dispensative. L’autore sostiene che l’entusiasmo acritico o il rifiuto totale verso l’introduzione di nuovi dispositivi digitali nella conoscenza occidentale riflette una sciattezza concettuale diffusa. Vengono esaminati i concetti di intelligenza artificiale, l’uso sensazionalistico dei media e dei social network e l’illusione del controllo nelle dinamiche di appropriazione di conoscenza. Il documento mette in discussione le affermazioni sulla sostituzione degli insegnanti e l’impiego dell’intelligenza artificiale nell’istruzione, sottolineando la necessità di una riflessione critica sulle implicazioni culturali e sociali.
Punti di forza:
- Il documento evidenzia la confusione concettuale diffusa riguardante le tecnologie scompensative e l’introduzione dei dispositivi digitali nell’istruzione.
- Vengono citati saggi illuminanti che potrebbero contribuire a una comprensione più accurata delle implicazioni dell’intelligenza artificiale.
- L’autore solleva il problema della privatizzazione della conoscenza e dell’appropriazione delle risorse culturali nel capitalismo cibernetico.
- Viene evidenziata la necessità di una valutazione critica degli effetti delle tecnologie sull’istruzione e sulla società nel loro complesso.
Punti di debolezza:
- Alcuni argomenti potrebbero risultare poco chiari o richiedere una maggiore espansione e supporto empirico.
- Potrebbe essere utile fornire esempi specifici di casi in cui l’intelligenza artificiale è stata utilizzata in modo inappropriato o ha avuto effetti negativi nell’istruzione.
- La critica all’approccio delle istituzioni scolastiche potrebbe essere bilanciata da una discussione più approfondita sui possibili vantaggi delle tecnologie scompensative.
Chiarezza: Il documento esprime in modo chiaro le preoccupazioni e le critiche riguardanti l’approccio delle istituzioni scolastiche alle tecnologie scompensative. Tuttavia, alcune argomentazioni potrebbero richiedere una maggiore espansione e chiarezza per garantire una comprensione più approfondita.
Qualità: Il documento dimostra una riflessione critica sulla confusione concettuale e sulle implicazioni sociali delle tecnologie scompensative. Tuttavia, potrebbe beneficiare di ulteriori evidenze empiriche o riferimenti a studi accademici per sostenere le affermazioni avanzate.
Novità e riproducibilità: Il documento presenta una prospettiva critica sulla tematica delle tecnologie scompensative, ma non introduce elementi nuovi o innovativi nel campo. Per migliorare la riproducibilità, sarebbe utile fornire riferimenti specifici ai saggi citati o a ricerche precedenti per consentire ai lettori di approfondire gli argomenti trattati.
Riassunto del revisore: Il documento analizza criticamente l’approccio delle istituzioni scolastiche alle tecnologie scompensative, evidenziando la confusione concettuale e la mancanza di valutazione critica. L’autore solleva preoccupazioni riguardo all’uso improprio dell’intelligenza artificiale e all’appropriazione privata della conoscenza. Sebbene il documento esprima chiaramente le critiche e presenti argomentazioni interessanti, potrebbe beneficiare di una maggiore chiarezza e supporto empirico. Inoltre, non presenta elementi nuovi o innovativi nel campo delle tecnologie scompensative. Tuttavia, rappresenta una voce importante nel dibattito sull’istruzione e le tecnologie, invitando a una riflessione critica sulle implicazioni sociali e culturali.
