Esame di Stato 2024 – Seconda prova, liceo classico

Scende in campo Gemini

PRIMA PARTE: traduzione del testo in greco

Il brano proposto per la traduzione presenta alcune difficoltà sintattiche e lessicali. In particolare, si segnala la presenza di participi congiunti e di termini che possono assumere significati diversi a seconda del contesto. Per agevolare la comprensione del testo, si propone la seguente traduzione:

“Questo è dunque un elogio di Omero nei confronti di Minosse, espresso in breve, quale Omero non fece per nessun altro eroe. Che Zeus sia un maestro e che questa arte sia bellissima, lo rende chiaro in molti altri luoghi, ma anche qui. Dice infatti che Minosse si intratteneva con Zeus ogni nove anni e si recava da lui per essere istruito, come se Zeus fosse un maestro. Il fatto che Omero non abbia attribuito a nessun altro eroe, se non a Minosse, questo privilegio di essere stato educato da Zeus, è una lode straordinaria. E nell’Odissea, nella Nekyia, ha fatto sì che Minosse giudicasse tenendo uno scettro d’oro, non Radamanto: Radamanto non lo ha rappresentato né come giudice, né come colui che in nessun luogo si intrattiene con Zeus. Per queste ragioni io dico che Minosse è stato lodato da Omero più di tutti. Infatti l’essere figlio di Zeus ed essere stato educato da Zeus non ammette un elogio superiore – questo significa il verso ‘regnò nove anni, intimo confidente di Zeus’, che Minosse fosse un interlocutore di Zeus. Gli oaroi sono infatti i discorsi e l’oaristés è colui che è ammesso a condividere i discorsi – dunque Minosse si recava ogni nove anni nell’antro di Zeus, vuoi per apprendere da Zeus, vuoi per dare dimostrazione sulle cose che aveva imparato nei precedenti nove anni.”

SECONDA PARTE: quesiti a risposta aperta

  1. Comprensione / interpretazione

Socrate utilizza le citazioni omeriche per sostenere la sua tesi secondo cui Minosse è stato un legislatore eccezionale grazie alla sua stretta relazione con Zeus. Cita l’Odissea, in cui Omero descrive Minosse come re di Creta e “amico intimo di Zeus”. Questa descrizione, secondo Socrate, dimostra che Minosse non era solo un re potente, ma anche un uomo saggio e giusto, scelto da Zeus per governare. Inoltre, Socrate cita la Nekyia, in cui Omero raffigura Minosse come giudice degli Inferi, mentre Radamanto, pur essendo anche lui un re potente, non gode dello stesso privilegio. Socrate interpreta questo come un’ulteriore prova della superiorità morale di Minosse, sottolineando che solo chi è stato istruito da Zeus può giudicare le anime dei morti.

  1. Analisi linguistica e/o stilistica

I termini chiave del pensiero filosofico e pedagogico presenti nel testo sono:

  • σοφιστής (sophistés): nel contesto, non ha la connotazione negativa che il termine assumerà in seguito, ma indica semplicemente un “maestro”, un “esperto” in una determinata disciplina. In questo caso, Zeus è il maestro di Minosse, colui che lo istruisce e lo rende saggio.
  • παιδευθησόμενον (paideuthésomenon): participio futuro medio del verbo παιδεύω (paideúo), che significa “educare”, “istruire”. Questo termine sottolinea l’importanza dell’educazione nella formazione di un buon legislatore e giudice.
  • τέχνη (téchne): “arte”, “abilità”, “tecnica”. In questo contesto, si riferisce all’arte di governare e di giudicare, che Zeus insegna a Minosse.
  • λόγοι (lógoi): “discorsi”, “ragionamenti”. Questo termine indica l’importanza del dialogo e della comunicazione nella relazione tra Zeus e Minosse.
  • ὀαριστής (oaristes): “interlocutore”, “colui che è ammesso a condividere i discorsi”. Questo termine sottolinea la natura intima e privilegiata della relazione tra Zeus e Minosse.

Questi termini evidenziano l’importanza dell’educazione, della saggezza e della giustizia nel pensiero filosofico e pedagogico di Socrate. Il filosofo sostiene che un buon legislatore deve essere non solo potente, ma anche saggio e giusto, e che queste qualità possono essere acquisite solo attraverso l’istruzione e la frequentazione di persone sagge.

  1. Approfondimento e riflessioni personali

L’idea che la frequentazione di persone egregie possa ispirare e motivare a grandi imprese è un concetto ricorrente nella letteratura e nella filosofia. Ad esempio, nell’Iliade, Achille è spinto a compiere azioni eroiche dalla sua amicizia con Patroclo e dalla sua ammirazione per gli eroi del passato. Nella Divina Commedia, Dante è guidato nel suo viaggio ultraterreno da Virgilio, simbolo della ragione e della saggezza umana, e da Beatrice, simbolo della fede e dell’amore divino.

Anche nella vita reale, molti individui sono stati ispirati e motivati dalla frequentazione di persone che ammiravano e rispettavano. Ad esempio, molti giovani atleti sono stati ispirati dai loro allenatori o da altri atleti più esperti, mentre molti giovani artisti sono stati ispirati dai loro maestri o da altri artisti più famosi. La socializzazione con persone che riteniamo degne della nostra stima può quindi accendere l’animo a forti cose, spingendoci a superare i nostri limiti e a raggiungere obiettivi che altrimenti sembrerebbero irraggiungibili.

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