Esercizi di stile AI

Testo originale:

Sono un ex insegnante in pensione, con pluridecennale esperienza di formazione del personale della scuola a proposito dell’impiego di dispositivi digitali. Mi definisco ricercatore inopportuno e libero dall’opportunismo, perché non faccio sconti a nessuno e perché la mia condizione anagrafica e socio-economica mi consente di non dover rispondere a una qualche struttura di potere relativa alla logistica della conoscenza, in particolare accademia ed enti analoghi. Ho una posizione politica radicale, fondata sull’ostinato riconoscimento delle ingiustizie e delle distruzioni implicate dal modello capitalistico e sulla caparbia convinzione che sia pertanto necessario (e sempre più urgente) collocarsi nell’area del conflitto esplicito con la situazione data, per modificarla profondamente. Affinché questa scelta possa aspirare ad avere dimensione collettiva, nel caso dell’istruzione e della scuola sono prioritarie da una parte la denuncia della colonizzazione messa in atto dall’oligopolio del capitalismo di piattaforma, che agisce in nome del valore economico, e dall’altra la ricerca di alleanze con tutti i soggetti che si pongano l’obiettivo di uno sviluppo umano equo, con particolare riferimento alla condivisione cooperativa e mutualistica della conoscenza. Questo contributo vuole andare in questa direzione e si articola perciò in una pars destruens, di decostruzione del contesto attuale, e in una pars costruens, che vuole orientare su possibili alternative tecno-economiche e culturali per andare oltre il torpore e l’opposizione devitalizzata.

Versione umoristica

Eccomi qua, un pensionato che ha passato più tempo a smanettare con tablet e PC che a correggere compiti (e dire che facevo l’insegnante!). Mi spaccio per “ricercatore inopportuno”, e non lo faccio per vantarmi: semplicemente, dico pane al pane e vino al vino, senza guardare in faccia a nessuno. D’altronde, alla mia età e con la pensione che mi ritrovo, chi mi può dire cosa devo fare? Non devo certo rendere conto all’università o a qualche ente strano che si occupa di “logistica della conoscenza” (ma che vorrà mai dire?).

Politicamente parlando, sono uno che non le manda a dire: vedo ingiustizie e distruzioni causate dal capitalismo e non mi tiro indietro. Anzi, penso che sia ora di fare casino per cambiare le cose. Se vogliamo che questo “casino” abbia un senso, soprattutto a scuola, dobbiamo fare due cose: denunciare come le grandi aziende digitali ci stanno colonizzando in nome del profitto e cercare alleanze con chi vuole uno sviluppo umano più giusto, basato sulla collaborazione e sulla condivisione della conoscenza.

Quindi, questo mio piccolo contributo sarà diviso in due: una parte in cui demolirò l’attuale situazione (la *pars destruens*, per fare i fighi) e una parte in cui proporrò alternative tecnologiche, economiche e culturali per svegliarci dal torpore e smetterla di brontolare senza fare niente (la *pars construens*, così facciamo colpo!).

Versione accademica, in terza persona

Il presente contributo è elaborato da un ex docente in quiescenza, con una pluriennale esperienza nella formazione del personale scolastico in materia di utilizzo di dispositivi digitali. L’autore si definisce un ricercatore indipendente e svincolato da logiche opportunistiche, motivato da un approccio critico e intransigente. La sua condizione anagrafica e socio-economica gli consente di operare al di fuori di vincoli derivanti da strutture di potere inerenti alla produzione e alla diffusione della conoscenza, in particolare ambito accademico e istituzioni affini. L’autore sostiene una posizione politica radicale, fondata sul riconoscimento costante delle disuguaglianze e delle conseguenze distruttive intrinseche al modello capitalista. Di conseguenza, ritiene necessario e sempre più urgente assumere una posizione di conflitto esplicito nei confronti dello status quo, al fine di promuovere un cambiamento profondo. Affinché tale approccio possa ambire a una dimensione collettiva, nel contesto dell’istruzione e della scuola si considerano prioritarie, da un lato, la denuncia della colonizzazione operata dall’oligopolio del capitalismo di piattaforma, che agisce in nome del valore economico, e, dall’altro, la ricerca di alleanze con tutti i soggetti che perseguono l’obiettivo di uno sviluppo umano equo, con particolare attenzione alla condivisione cooperativa e mutualistica della conoscenza. Il presente contributo intende muoversi in questa direzione e si articola, pertanto, in una *pars destruens*, volta alla decostruzione del contesto attuale, e in una *pars construens*, orientata all’individuazione di possibili alternative tecno-economiche e culturali per superare l’inerzia e l’opposizione inefficace.

Versione persuasiva

In qualità di ex insegnante in pensione, forte di una pluriennale esperienza nella formazione del personale scolastico sull’uso efficace dei dispositivi digitali, mi presento come un ricercatore indipendente e incorruttibile. La mia indipendenza deriva dalla libertà di pensiero e di azione, non vincolata a logiche di potere accademiche o istituzionali, resa possibile dalla mia condizione anagrafica ed economica.

Radicalmente impegnato in una visione politica che denuncia le ingiustizie e le devastazioni generate dal modello capitalistico, sono fermamente convinto della necessità urgente di un’azione conflittuale per trasformare radicalmente la realtà. Per rendere questa scelta un movimento collettivo nel campo dell’istruzione, è fondamentale, da un lato, smascherare la colonizzazione operata dall’oligopolio del capitalismo di piattaforma, che privilegia il valore economico, e dall’altro, costruire alleanze con chi persegue uno sviluppo umano equo, promuovendo la condivisione cooperativa e mutualistica della conoscenza.

Questo contributo si propone di agire in questa direzione, sviluppandosi in due fasi complementari: una fase di decostruzione critica del contesto attuale (pars destruens) e una fase propositiva, orientata verso alternative tecno-economiche e culturali che possano risvegliare dal torpore e superare un’opposizione sterile e inefficace (pars construens).

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