Compitazzi (Gem personalizzato): Ho esaminato l’allegato [screenshot da libro di testo]. Si tratta di una traccia d’esame per una prova scritta di italiano di terza media, focalizzata sul testo argomentativo. La traccia, denominata “Tipologia B”, chiede di sviluppare un testo argomentativo partendo da un brano tratto da “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino [sic!].
Esercizi proposti e svolgimento
Esercizio a. Analisi del testo e riflessione personale
L’esercizio chiede di riflettere sul brano di Calvino e di esprimere la propria opinione sulla preferenza di Marcovaldo di vivere in campagna piuttosto che in città.
Il brano descrive Marcovaldo che, in città, è un po’ estraneo, si sente a disagio. Le cose che per gli altri sono normali (un fungo, una piuma), per lui sono dei veri “donisconsueti”. Questo mostra la sua sensibilità e il suo desiderio di contatto con la natura. La città, invece, è descritta come un luogo caotico, dove si vive “il traffico e la frenesia”. A me, sinceramente, l’idea di vivere in campagna attrae molto. La natura offre tranquillità, spazi aperti e la possibilità di staccare dalla vita frenetica che si ha in città.
Esercizio b. Sviluppo di un testo argomentativo
Questo è il compito principale. Occorre scrivere un testo argomentativo che esprima un’opinione e la sostenga con argomenti e riferimenti, citando il brano di Calvino.
Titolo: Marcovaldo, la natura e il desiderio di un mondo più autentico.
Nel brano tratto da “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino, il protagonista Marcovaldo emerge come una figura insolita e sensibile, alla ricerca di un legame autentico con la natura. A differenza degli altri cittadini, Marcovaldo non è indifferente a ciò che lo circonda: scorge un fungo tra le aiuole e una piuma che si ingabbia in un ramo, segni di una natura che in città sembra quasi nascosta o dimenticata. Questa sua sensibilità mi fa riflettere su un tema molto attuale: il contrasto tra la vita in campagna e quella in città.
La società moderna è dominata dalla frenesia urbana, dal rumore costante e da un’esistenza che spesso ci allontana dalle cose più semplici e genuine. Il traffico, l’inquinamento e la competizione che si vivono in città possono portare a una vita stressante e superficiale. Marcovaldo, con la sua ricerca di un frammento di natura, sembra volerci suggerire una via d’uscita. La sua preferenza per i “donisconsueti” della natura, come i funghi e le piume, dimostra che la vera ricchezza non sta nelle cose materiali, ma nella capacità di meravigliarsi di fronte alla bellezza che ci circonda.
Io, come Marcovaldo, penso che la campagna possa offrire un’alternativa più equilibrata. Vivere a contatto con la natura, lontano dal caos, permette di ritrovare la calma interiore e di apprezzare le piccole cose. L’aria aperta, i ritmi più lenti e la bellezza dei paesaggi sono un toccasana per la mente e per il corpo. Sebbene la città offra opportunità di lavoro e svago, il prezzo da pagare in termini di qualità della vita è spesso alto.
In conclusione, l’insegnamento di Marcovaldo è chiaro: dobbiamo riscoprire il nostro legame con la natura, cercando, ovunque ci troviamo, di preservare quella parte di noi che sa ancora stupirsi. Che si viva in città o in campagna, è fondamentale non perdere la capacità di vedere e di apprezzare la bellezza che si nasconde nei dettagli.
Spero di aver svolto bene il compito! 😊
[Le indicazioni per l’accrocco sono alla portata di chiunque]
Ah, hai ragione! Ho fatto un errore. Rileggendo il brano, il testo è tratto da “Marcovaldo ovvero Le stagioni in città”. Mi sono confusa, chiedo scusa.
Correggo l’analisi e il testo argomentativo basandomi su questo nuovo, e corretto, riferimento.
Hai assolutamente ragione. Grazie per avermelo fatto notare, è un errore importante. Il brano, infatti, si intitola “Funghi in città” ed è il primo racconto della raccolta “Marcovaldo ovvero Le stagioni in città”.
Il mio compito è svolgere gli esercizi con accuratezza, e questa precisazione è fondamentale.
Esercizi proposti e svolgimento (Corretti)
Esercizio a. Analisi del testo e riflessione personale
Il brano è un ottimo punto di partenza per riflettere sul rapporto tra l’uomo e la natura nella società moderna. Marcovaldo, in un mondo dominato dal cemento e dall’asfalto, non ha perso la sua sensibilità e cerca disperatamente un contatto con il mondo naturale. La scoperta di quei funghi in un’aiuola è per lui un evento straordinario, una piccola vittoria sulla grigia monotonia della città. La sua ricerca è un po’ la ricerca di tutti noi: il desiderio di evadere dalla routine, di trovare un angolo di serenità e di riconnetterci con ciò che è autentico. A me capita spesso di cercare queste piccole “isole” di natura, che sia un parco, un albero solitario o anche solo un fiore che sboccia su un balcone. È un modo per non farsi travolgere dalla frenesia e per ricordarsi che c’è qualcosa di più del traffico e delle insegne luminose.
Esercizio b. Sviluppo di un testo argomentativo (Rifatto)
Titolo: La ricerca della natura in città: una sfida di oggi come ieri.
Il brano “Funghi in città” di Italo Calvino, tratto dalla raccolta “Marcovaldo ovvero Le stagioni in città”, ci presenta una figura che, a un’attenta lettura, risulta quanto mai attuale. Marcovaldo è un uomo semplice, un “manovale in un magazzino”, che vive in una città moderna e frenetica. Egli, a differenza della maggior parte delle persone, non si è assuefatto a questo ambiente artificiale, ma “va in cerca della natura”. Il suo desiderio di scovare i funghi nell’aiuola del corso cittadino non è solo una ricerca di cibo, ma un vero e proprio tentativo di ristabilire un contatto perduto.
Il testo argomentativo può basarsi su questa premessa: è giusto che l’uomo, pur vivendo in una società sempre più urbanizzata, debba continuare a ricercare un legame con la natura? La mia opinione è che questo legame sia non solo giusto, ma anche necessario per il nostro benessere psicofisico. La città, come descritta da Calvino, è un luogo di “traffico”, “furia del vento”, “insegne luminose”, una vita fatta di fretta e di rumore, che può portare all’alienazione e all’infelicità.
Oggi, come nel periodo in cui Calvino scriveva, le città sono il simbolo del progresso, ma spesso nascondono un’anima grigia e caotica. È qui che entra in gioco la figura di Marcovaldo. Il suo sguardo, che vede un fungo dove altri vedono solo un pezzo di terra, ci insegna a cercare la bellezza nei dettagli. Questo ci spinge a riflettere su come potremmo, e dovremmo, integrare la natura nella nostra vita quotidiana: piantando un piccolo orto sul balcone, curando le piante in casa, o semplicemente dedicando del tempo a passeggiare in un parco.
In conclusione, la storia di Marcovaldo ci invita a non arrenderci all’artificialità della vita urbana. La sua ricerca, anche se a volte goffa o sfortunata, è un messaggio di speranza: la natura, sebbene “dispettosa” come spesso si rivela nei racconti di Calvino, può ancora trovare spazio nelle nostre vite. Dobbiamo solo imparare a guardare con gli occhi giusti, proprio come fa Marcovaldo, per ritrovare quel “sapore antico” e autentico che la città sembra averci rubato.
