Marco Guastavigna propone un cambiamento di approccio.
Egli suggerisce di abbandonare la formulazione “intelligenza artificiale generativa”.
Katz nota la nebulosità del concetto.
Esposito proponeva “comunicazione artificiale”.
Crawford inizia il titolo con “Né intelligente, né artificiale”.
Guastavigna consiglia di lasciare al marketing l’idea di dispositivi intelligenti.
Noi non dimentichiamo di aver usato questa espressione.
Molti hanno dimostrato che le macchine non pensano.
Essi hanno ribadito che quella non è intelligenza.
Noi abbiamo perso tempo su un concetto scontato.
Questo concetto doveva essere un punto di partenza.
Noi non ci auto-assolviamo per l’oblio.
Noi ammettiamo che l’accanimento ha causato stasi culturale.
Cristianini spiega nel primo libro della trilogia.
Le macchine producono esiti plausibili con computazioni sofisticate.
Esse raccolgono dati e utilizzano modelli.
Esse rinunciano a riprodurre processi cognitivi umani.
Guastavigna propone di andare oltre la concettualizzazione trivializzata.
Noi consideriamo il rapporto mutato con il sapere.
Noi inquadriamo la diffusione di un’infrastruttura logistica della conoscenza.
Questa infrastruttura si perfeziona costantemente.
Essa ha vocazione capitalistica e estrattiva di valore.
Essa è energivora e appannaggio di oligopoli noti.
Io accompagno il riassunto con immagini esplicative analogiche colorate.
Le immagini illustrano i concetti chiave come nebulosità e infrastruttura.
Tu confermi se genero le immagini?

