Ecco una sintesi in italiano dei due articoli di Marco Guastavigna:
I predatori della scuola sperduta
- Critica principale:
L’articolo denuncia come l’adozione delle piattaforme digitali e dell’“IA generativa” nella scuola sia guidata, più che da esigenze autentiche, dal mercato e dalla superficialità concettuale. - Preoccupazioni sollevate:
- Gli insegnanti spesso fanno da beta-tester, lavorando gratuitamente per affinare strumenti che rispondono più ai bisogni delle aziende che della didattica.
- Le piattaforme generano risorse di ogni tipo (slide, quiz, ecc.) ma difficilmente promuovono vera innovazione o rapporto educativo autentico.
- Un entusiasmo artificiale è alimentato da slogan di marketing, lobby e politiche scolastiche che favoriscono l’adozione acritica delle tecnologie.
- C’è una tendenza alla standardizzazione e alla depersonalizzazione, che riduce la mediazione didattica a mera tecnica.
- Le recenti politiche sull’IA a scuola sono giudicate generiche, superficiali e orientate solo all’efficienza e al “progresso”, senza una reale comprensione critica.
- Posizione dell’autore:
- Mette in guardia contro strumenti e standard “a taglia unica”.
- Invita a un approccio critico, partecipato e comunitario verso le tecnologie digitali, da intendersi come beni comuni da gestire in modo aperto, sostenibile e mutualistico.
Contro la deriva della digitalizzazione subordinata e subordinante
- Posizione dell’autore:
Guastavigna si definisce un critico radicale e autonomo del capitalismo digitale nell’istruzione e propone alternative tecno-politiche. - Critica al sistema attuale:
- L’epoca della DAD ha consolidato la dipendenza della scuola dalle grandi piattaforme digitali e dai loro monopoli.
- Concetti come “innovazione” e “digitale” diventano slogan che oscurano la mancanza di riflessione profonda e di senso educativo.
- I framework per la formazione degli insegnanti (come DigCompEdu) rafforzano una visione gerarchica e conformista della “professionalità digitale”.
- Anche le forme di opposizione spesso si limitano a usare lo stesso linguaggio e gli stessi mezzi delle istituzioni, rendendo difficile l’emergere di alternative vere.
- Alternative proposte (“pars costruens”):
- Scegliere e diffondere “tecnologie conviviali”: strumenti open source, rispettosi della privacy, cooperativi, sostenibili.
- Spostare la discussione da “digitale sì o no” a “tecnologie estrattive vs. conviviali”.
- Promuovere una cultura dell’autorialità digitale autonoma e sostenibile, collettiva e critica nella selezione dei materiali.
- Raccomandazioni chiave:
- Utilizzare e insegnare tecnologie aperte e non estrattive.
- Favorire sperimentazione collettiva, pensiero critico e attenzione etica verso gli strumenti digitali.
- Contrastare modelli standardizzati e orientati dal mercato, restituendo alla conoscenza il valore di bene comune.
In sintesi:
Entrambi gli articoli sono una critica al modo in cui strumenti digitali — soprattutto quelli proprietari e di mercato — stanno trasformando la scuola in senso standardizzato, superficiale e meno autonomo. L’autore propone un approccio critico, collettivo, aperto e sostenibile all’innovazione tecnologica nella didattica.
