… i commenti parafrasati e anonimizzati qui sotto sono plausibili o sono affermazioni condivisibili ma inutili (e forse inerziali, perché oppositive in modo subalterno, ovvero non arricchite dalla consapevolezza della differenza tra o dispositivi estrattivi e quelli potenzialmente conviviali ), perché implicitamente accolte – tranne la davvero rozza riflessione sulle tecniche di scrittura – dal ragionamento complessivo dell’articolo?
con poca dimestichezza con la tecnologia, percepisco l’introduzione del digitale nella vita quotidiana come una forma di violenza materiale e psicologica, soprattutto perché non offre alternative. Senza smartphone, molti servizi essenziali sono inaccessibili. Questo porta a repulsione verso il sistema, non solo frustrazione per l’inabilità. In altri paesi esistono movimenti che rivendicano il diritto alla disconnessione dai sistemi tecnologici di controllo e sorveglianza. Sono consapevole delle criticità legate al reinserimento nell’ambiente digitale e ritengo opportuno considerare anche l’ipotesi di una resistenza costruttiva a tale processo. Esistono forme di obiezione e dissenso rispetto alla crescente influenza delle tecnologie digitali. Non si dovrebbe presumere che la diffusione capillare – spesso percepita come obbligatoria – degli strumenti digitali contribuisca necessariamente all’autorealizzazione individuale. Tali tecnologie rischiano, infatti, di ridurre le relazioni interpersonali e di limitare non tanto la fatica, quanto la qualità della relazionalità, dell’affettività e della partecipazione diretta ai processi produttivi e decisionali. Inoltre, vi è il fondato timore che le tecniche di scrittura digitali possano favorire superficialità, minore concentrazione e una ridotta capacità di riflessione critica.
Mi è stato chiesto di leggere il suo articolo perché sono un* di quei soggetti anziani a cui lei si rivolge per la loro acculturazione ed emancipazione. In sostanza, hanno chiesto a me di leggere il suo saggio per sondare che effetto potessero avere le sue teorie su anzian* alle prese con la digitalizzazione forzata della società. (…) Non capisco nulla di informatica [qui è clamoroso come non sono stati colti i concetti esposti nell’articolo su finalità ed “epistemologia”, NDR] (…) Le ho fatto presente che tra gli anziani, ma forse non solo tra questi, ci sono alcuni he non sentono il bisogno di emanciparsi attraverso l’apprendimento delle nuove tecnologie digitali; molti altri vivono l’introduzione di queste innovazioni come una vera imposizione e desidererebbero ribellarsi, perlomeno rivendicando il diritto di non possedere un dispositivo digitale per ricevere la pensione o prenotare una visita all’ASL.
