La Linea del Tempo della Parola: Dall’Oralità all’Era Elettronica secondo Walter J. Ong
Introduzione: Le Tecnologie che Ristrutturano la Coscienza
Il saggio “Oralità e scrittura” di Walter J. Ong si fonda su una tesi tanto semplice quanto rivoluzionaria: le tecnologie della parola non sono semplici strumenti esterni all’essere umano, ma innovazioni che, una volta interiorizzate, ristrutturano la coscienza in modi profondi e irreversibili. Ogni grande transizione — dall’oralità alla scrittura, dalla cultura del manoscritto alla stampa, fino all’avvento dell’era elettronica — ha comportato mutamenti radicali non solo nei modi di comunicare, ma nelle strutture stesse del pensiero e della percezione. Questo documento traccerà una linea del tempo di tali trasformazioni, delineando come ogni nuova tecnologia non si sia limitata ad amplificare le capacità umane, ma abbia riconfigurato l’identità stessa dell’uomo, dimostrando che molti dei tratti per noi oggi ovvi del pensiero non sono innati, ma un prodotto storico delle risorse che la tecnologia mette a disposizione della coscienza.
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1. L’Era dell’Oralità Primaria: Il Mondo del Suono (fino al 3500 a.C. circa)
1.1. Contesto e Importanza Strategica
Per comprendere le successive rivoluzioni della parola, è fondamentale partire dal mondo dell’oralità primaria, ovvero da quelle culture del tutto ignare della scrittura. Comprendere questa fase iniziale è un esercizio essenziale per superare i nostri “pregiudizi tipografici”: la nostra tendenza, in quanto individui immersi nella cultura della stampa, a percepire come naturali e universali forme di pensiero che sono, in realtà, un prodotto storico. Ong stesso segnala la posizione del tranello attraverso una metafora particolarmente appropriata: tentare di comprendere la cultura orale definendola in base alla scrittura è come descrivere un cavallo a chi ha visto solo automobili come un’«automobile senza ruote». Questo errore metodologico, che definisce un fenomeno primario attraverso l’assenza di un fenomeno secondario successivo, porta a percepire la diversità come una mancanza. L’uso di un termine come “letteratura orale” ne è l’esempio perfetto, poiché suggerisce che le forme d’arte orali siano una variante deficitaria della scrittura, quando in realtà è la scrittura a discendere storicamente dall’oralità.
1.2. La Parola come Evento, non come Oggetto
In una cultura orale primaria, la parola è un’esperienza radicalmente diversa da quella che conosciamo. Essa esiste solo ed esclusivamente come suono. Il suono è un fenomeno intrinsecamente legato al tempo: è evanescente, esiste solo nel momento in cui sta svanendo. A differenza della vista, il cui rapporto privilegiato è con lo spazio e con l’immobilità, l’udito percepisce un flusso irreversibile. Se si ferma il suono, non rimane che il silenzio.
Questa natura dinamica del suono fa sì che le culture orali percepiscano la parola non come un oggetto inerte, ma come un evento, un’azione dotata di potere. L’esempio del termine ebraico dabar, che significa sia “parola” sia “evento”, è emblematico. La parola parlata è sentita come una forza capace di agire sul mondo, spesso con una valenza magica. Per la mentalità alfabetizzata, invece, la scrittura tende a trasformare la parola in una “cosa”, un residuo visibile e statico su una pagina, spogliandola del suo potere intrinseco.
1.3. La Psicodinamica del Pensiero Orale
In assenza di testi, la conoscenza può sopravvivere solo se viene costantemente ripetuta e ricordata. Questa necessità modella l’intera organizzazione del pensiero e dell’espressione, generando una “psicodinamica” specifica, le cui caratteristiche principali possono essere così sintetizzate:
- Stile Formulaico e Mnemonicamente Strutturato: Per essere ricordato, il pensiero deve articolarsi in moduli facili da memorizzare. La conoscenza viene quindi incapsulata in formule, proverbi, epiteti, antitesi e altre strutture ritmiche che ne facilitano il recupero orale. Queste non sono semplici decorazioni, ma la sostanza stessa del pensiero.
- Aggregativo piuttosto che Analitico: Il pensiero orale tende a usare gruppi di elementi consolidati (es. “il soldato coraggioso”, “la bella principessa”, “la quercia forte”) piuttosto che scomporre i concetti in unità discrete. L’analisi è un procedimento rischioso, perché una volta smontato un pensiero, senza la scrittura non c’è modo di ricomporlo con esattezza.
- Ridondante o “Copioso”: In un discorso orale, non esiste un testo a cui fare riferimento per ritrovare il filo del discorso. La ridondanza e la ripetizione sono quindi necessarie per mantenere sia l’oratore che l’ascoltatore “saldamente sul tracciato”, garantendo che il messaggio venga compreso e ricordato.
- Conservatore e Tradizionalista: L’enorme energia richiesta per conservare la conoscenza attraverso la ripetizione genera una mentalità che inibisce la sperimentazione intellettuale. La saggezza risiede negli anziani, depositari del sapere tradizionale, non nei giovani scopritori di novità.
- Vicino all’Esperienza Umana: La conoscenza viene concettualizzata e trasmessa in riferimento alla vita concreta e alle azioni umane. Le culture orali non producono liste o categorie astratte; persino un resoconto complesso come il catalogo delle navi nell’Iliade è inserito in un contesto narrativo e operativo.
- Dal Tono Agonistico: L’oralità situa la conoscenza in un contesto di lotta interpersonale. La verbalizzazione è spesso competitiva, come dimostrano la pratica dell’insulto reciproco (flyting), l’uso di indovinelli come sfide intellettuali e la celebrazione della violenza fisica nell’epica.
- Empatico e Partecipativo: L’apprendimento avviene tramite un’identificazione empatica e comunitaria con il conosciuto. Manca il distacco oggettivo tra chi conosce e l’oggetto della conoscenza che sarà invece favorito dalla scrittura.
- Omeostatico: Le società orali tendono a mantenere un equilibrio (omeostasi) eliminando le memorie che non hanno più una rilevanza diretta per il presente. Le genealogie dei Tiv della Nigeria o dei Gonja del Ghana, ad esempio, venivano modificate nel tempo per rispecchiare le strutture sociali attuali, dimenticando le parti del passato divenute obsolete.
- Situazionale piuttosto che Astratto: Le ricerche dello psicologo A.R. Luria su popolazioni illetterate hanno dimostrato come il pensiero orale operi su basi situazionali e concrete. Un contadino illetterato, di fronte a un martello, una sega, un ceppo e un’accetta, li raggruppa in base a una logica operativa: «sono tutti simili, la sega segherà il ceppo, e l’accetta lo romperà… anche se abbiamo gli strumenti ci vuole il legno, senza di esso non si costruisce niente». I problemi logici, come i sillogismi, vengono risolti solo se si riferiscono a esperienze di vita reale, rifiutando le categorie puramente astratte.
1.4. Transizione
Un mondo così strutturato, interamente dipendente dalla memoria e dall’evento sonoro, era destinato a essere irrevocabilmente trasformato dall’invenzione di una tecnologia rivoluzionaria: la scrittura.
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2. La Rivoluzione della Scrittura: La Parola Nello Spazio (dal 3500 a.C. in poi)
2.1. Contesto e Importanza Strategica
La scrittura è la più drastica delle tecnologie della parola. Non è una semplice appendice del discorso orale, ma un’invenzione del tutto artificiale che trasferisce la parola dal mondo sonoro e temporale a quello visivo e spaziale. Questo spostamento non è neutrale: esso ristruttura il pensiero e la coscienza umana in modi senza precedenti, aprendo la mente a potenzialità cognitive prima inaccessibili.
2.2. L’Invenzione e lo Sviluppo dei Sistemi di Scrittura
L’invenzione della scrittura non fu un evento singolo, ma un processo graduale che vide lo sviluppo di diversi sistemi in varie parti del mondo.
| Sistema di Scrittura | Data di Origine (approssimativa) e Caratteristiche |
| Cuneiforme sumerico | 3500 a.C. – Considerato il primo vero sistema di scrittura. Iniziò come un sistema di pittogrammi (disegni di oggetti) per scopi economici e amministrativi. |
| Geroglifici egiziani | 3000 a.C. – Un sistema ibrido che utilizzava pittogrammi (disegni per oggetti), ideogrammi (simboli per idee) e rebus (disegni per suoni). |
| Scrittura cinese | 1500 a.C. – Il più complesso sistema di scrittura, ancora oggi basato su caratteri che sono pittogrammi e ideogrammi stilizzati e codificati. |
| Alfabeto | 1500 a.C. – Inventato una sola volta da popolazioni semitiche. Un sistema che analizza il suono in componenti minime (fonemi), rappresentate da segni visivi (lettere). |
2.3. L’Impatto dell’Alfabeto Greco
Sebbene l’alfabeto sia stato inventato dai Semiti, furono i Greci, intorno al 720-700 a.C., a perfezionarlo in modo decisivo. L’innovazione cruciale fu l’introduzione di segni specifici per le vocali, creando così il primo alfabeto fonetico completo. Come ha dimostrato Eric Havelock, questa tecnologia permise di analizzare il suono in componenti puramente spaziali e astratte, senza più ambiguità. Questa codificazione visiva ed efficiente del linguaggio liberò la mente dal pesante carico mnemonico tipico della cultura orale, favorendo la nascita del pensiero astratto e analitico che fu alla base della filosofia greca.
In questo contesto si colloca la celebre critica di Platone alla scrittura, espressa nel Fedro. Platone, attraverso Socrate, accusa la scrittura di essere disumana, di indebolire la memoria e di essere inerte, incapace di rispondere alle domande. Eppure, qui risiede un paradosso fondamentale: il pensiero filosofico e analitico di Platone, con la sua ricerca di precisione e astrazione, dipendeva interamente dalla tecnologia della scrittura che egli stesso criticava.
2.4. La Ristrutturazione del Pensiero
L’interiorizzazione della scrittura produsse effetti cognitivi profondi e duraturi:
- Oggettività e Introspezione: Separando chi conosce dall’oggetto della conoscenza, la scrittura crea la distanza necessaria per il pensiero oggettivo e analitico. Allo stesso tempo, apre la psiche a un nuovo tipo di introspezione, permettendo all’io di diventare oggetto di esame per se stesso.
- Precisione e “Grafoletti”: La scrittura consente un’analisi retrospettiva del discorso. Le parole possono essere scelte con cura, le incongruenze eliminate, raggiungendo un livello di precisione impossibile nell’oralità. Questo processo ha portato allo sviluppo di linguaggi scritti altamente specializzati e decontestualizzati, i grafoletti, dotati di vocabolari immensi (l’inglese standard conta oltre un milione e mezzo di parole) che superano di gran lunga le poche migliaia di parole di un dialetto puramente orale. Un grafoletto, quindi, non è solo un dialetto scritto; è un linguaggio trans-dialettale che acquisisce il potere di inglobare e spiegare tutti gli altri dialetti, che in sua assenza rimarrebbero mutuamente incomprensibili e privi di una storia lessicale documentata.
2.5. Transizione
Così, per secoli, la cultura occidentale visse in uno stato ibrido: la scrittura aveva de-oralizzato la mente, ma la parola scritta stessa, riprodotta a mano nella cultura del manoscritto, rimaneva profondamente legata al mondo sonoro e performativo dell’oralità che stava soppiantando.
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3. L’Era della Stampa e il Dominio della Vista (dal 1450 d.C. in poi)
3.1. Contesto e Importanza Strategica
La stampa a caratteri mobili, introdotta in Europa a metà del XV secolo, non fu una semplice evoluzione della scrittura, ma una seconda, grande rivoluzione. Radicò la parola nello spazio in modo definitivo e irreversibile, trasformandola in un prodotto industriale e riproducibile in serie. Questo processo materializzò la parola, completando il passaggio epocale dal dominio dell’udito, tipico dell’oralità, a quello della vista.
3.2. La Parola come Oggetto Manufatto
L’impatto psicologico della stampa fu immenso. I caratteri tipografici, pezzi di metallo preesistenti e assemblabili, suggerivano che le parole stesse fossero “cose”, oggetti discreti e finiti. Questo rafforzò il senso di chiusura e completezza del testo, percepito non più come la registrazione di un’espressione orale, ma come un manufatto autonomo. L’estetica cambiò radicalmente: se il manoscritto era ornamentale, orientato al copista, e pieno di abbreviazioni per facilitarne la produzione, la pagina stampata divenne nitida, regolare e standardizzata, interamente orientata al consumatore, il lettore.
3.3. L’Organizzazione Visiva della Conoscenza
La stampa potenziò in modo esponenziale l’uso di strumenti visivi per la gestione della conoscenza, organizzando il sapere nello spazio della pagina:
- Indici Alfabetici: Rari e imprecisi nei manoscritti (dove ogni copia aveva una paginazione diversa), gli indici divennero uno strumento fondamentale con la stampa. Questo strumento ha segnato il passaggio definitivo dai ‘luoghi’ della memoria orale (loci communes), che erano concetti strutturati nella mente del saggio, ai ‘luoghi’ fisici e visivi del testo, spazi geometricamente localizzabili su una pagina numerata e accessibili a chiunque.
- Frontespizi e Titoli: La stampa introdusse il frontespizio, una vera e propria “etichetta” che trattava il libro come un oggetto che “contiene” informazioni. Questo concetto si contrapponeva all’approccio orale dell’“incipit”, dove un’opera veniva identificata con le sue parole iniziali, come se fosse un discorso in corso.
- Illustrazioni e Diagrammi: Come analizzato da William Ivins Jr., la capacità di riprodurre con esattezza le immagini fu una rivoluzione per la conoscenza. Cliché e incisioni resero possibile la diffusione di “asserzioni visive riproducibili con esattezza”, un prerequisito fondamentale per la nascita della scienza moderna e per lo sviluppo di un nuovo tipo di descrizione verbale, precisa e dettagliata, prima impossibile.
3.4. L’Impatto sulla Coscienza e sulla Narrativa
La profonda interiorizzazione della stampa ebbe conseguenze dirette sulla coscienza individuale e collettiva:
- Privacy e Proprietà: La stampa produsse libri più piccoli e maneggevoli, favorendo la lettura silenziosa e solitaria. Questo, a sua volta, nutrì un nuovo senso della privacy personale e dell’individualismo. Trasformando la parola in un prodotto commerciale, la stampa creò anche un nuovo senso della proprietà privata delle parole, che culminò nelle moderne leggi sul copyright.
- Sviluppo della Trama Lineare: Il “punto di vista fisso” e il senso di chiusura del testo stampato influenzarono profondamente la narrativa. La struttura episodica, tipica del racconto orale, lasciò gradualmente il posto alla trama lineare con climax, una costruzione accuratamente architettata che raggiunse la sua forma più pura nel romanzo poliziesco. Questa costruzione narrativa è resa possibile dal senso del testo stampato come ‘bene consumabile’. A differenza dei racconti orali, pensati per la ripetizione, una trama basata sulla suspense non è riutilizzabile, poiché, come osserva Ong, «lo stesso racconto infatti non la suscita mai due volte nella medesima persona».
3.5. Transizione
Il trionfo della vista e dello spazio tipografico, che sembrava aver relegato il suono a un ruolo secondario, stava per essere sfidato da una nuova tecnologia che, paradossalmente, avrebbe riportato la parola nel suo habitat primario — il mondo del suono — creando una potente, benché artificiale, oralità di ritorno.
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4. L’Era Elettronica e l’Oralità Secondaria (dal XX secolo)
4.1. Contesto e Importanza Strategica
L’era del telefono, della radio e della televisione ha dato vita a ciò che Ong definisce “oralità secondaria”. Questa nuova forma di comunicazione verbale condivide alcune caratteristiche con l’oralità primaria, come la sua natura uditiva e il suo potere di aggregazione comunitaria. Tuttavia, se ne differenzia profondamente: l’oralità secondaria è deliberata, autocosciente e, soprattutto, la sua esistenza e il suo funzionamento dipendono interamente dalle tecnologie della scrittura e della stampa che la precedono.
4.2. Caratteristiche dell’Oralità Secondaria
Un confronto tra le due forme di oralità rivela somiglianze superficiali che nascondono differenze sostanziali:
- Senso della Comunità:
- Similitudine: Entrambe le forme di oralità creano un forte senso di appartenenza a un gruppo coeso. Chi ascolta si sente parte di un’unica grande entità.
- Differenza: Il “villaggio universale” dell’oralità secondaria è incommensurabilmente più vasto di qualsiasi comunità orale primaria. Inoltre, questo senso di appartenenza è spesso programmato e consapevole, non un dato di fatto inevitabile.
- Spontaneità:
- Similitudine: Entrambe enfatizzano il momento presente e l’immediatezza della comunicazione.
- Differenza: La spontaneità dell’oralità secondaria è pianificata. È il risultato di una riflessione, basata sulla scrittura, che ha deciso che la spontaneità è un bene da perseguire e, se necessario, da costruire artificialmente.
- Stile del Discorso:
- L’antica oratoria, con radici nell’oralità primaria, era fisicamente estenuante, ridondante e fortemente agonistica. I dibattiti Lincoln-Douglas del 1858, con oratori che parlavano per ore di fronte a un pubblico reattivo, ne sono un esempio.
- L’oratoria dei media elettronici moderni è, al contrario, controllata, breve e non conflittuale. I dibattiti televisivi evitano l’antagonismo aperto, smussando ogni acrimonia in favore di uno stile che rispecchia la «domesticità letterata e piena di garbo» ereditata dalla stampa.
4.3. Transizione
L’oralità secondaria non rappresenta il punto finale nell’evoluzione delle tecnologie della parola. L’avvento del computer sta ulteriormente trasformando il nostro rapporto con il linguaggio, massimizzando l’affidamento della parola allo spazio e ottimizzando la sequenzialità analitica in modi prima inimmaginabili.
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Conclusione: La Coscienza in Continua Evoluzione
Il percorso tracciato da Walter J. Ong, dall’oralità primaria alla scrittura, dalla stampa all’era elettronica, dimostra con forza la sua tesi centrale: la coscienza umana non è un’entità statica e immutabile. Al contrario, essa si modella, si espande e si ristruttura attraverso le tecnologie che essa stessa crea per gestire la parola. Ogni tecnologia ha aperto nuovi potenziali per la mente, ma lo ha fatto al costo di lasciare indietro mondi cognitivi precedenti, altrettanto eccitanti e profondamente umani. Comprendere questa dinamica storica non è un semplice esercizio accademico; è un passo essenziale per capire chi siamo, come pensiamo e perché comunichiamo nel modo in cui lo facciamo oggi, in un mondo in cui oralità, scrittura, stampa ed elettronica continuano a interagire in modi sempre nuovi e complessi.
L’opera di Walter J. Ong, Oralità e scrittura: Le tecnologie della parola, è primariamente un’analisi di storia psicoculturale che descrive come le tecnologie della parola (dall’oralità alla scrittura, alla stampa e all’elettronica) abbiano operato in modo subdolo sulle strutture mentali. Piuttosto che vere e proprie previsioni a lungo termine, le fonti contengono osservazioni sull’emergere dell’era elettronica, molte delle quali si sono rivelate strutturalmente accurate, e una serie di riflessioni analitiche la cui attualità è centrale per gli studi moderni.
Previsioni e Osservazioni di Ong che si Sono Avverate (o che Trovano Conferma)
Le principali osservazioni di Ong riguardo all’era elettronica (o “oralità secondaria”) si sono rivelate fondamentali per comprendere il panorama comunicativo contemporaneo:
- L’Emergere dell’Oralità Secondaria (o di Ritorno): Ong identificò chiaramente l’era elettronica (telefono, radio, televisione) come una cultura di “oralità di ritorno”. Questa nuova oralità è più deliberata e consapevole rispetto all’oralità primaria e riporta gli uomini nel mondo del suono e della simultaneità temporale. Tale mutamento ci ha reso consapevoli delle differenze precedenti tra scrittura e comunicazione orale.
- La Dipendenza Strutturale dall’Alfabetizzazione: Una previsione strutturale chiave è che l’oralità secondaria non è affatto primaria, poiché la sua esistenza e il suo funzionamento dipendono interamente dalla scrittura e dalla stampa (necessarie per la fabbricazione e l’uso delle attrezzature elettroniche).
- Il Rafforzamento della Stampa da Parte dell’Elettronica: Ong osservò che, nonostante le percezioni comuni, l’elettronica non sta uccidendo il libro stampato, ma anzi ne incrementa la produzione. Ad esempio, le interviste registrate elettronicamente producono migliaia di libri e articoli “parlati” che altrimenti non sarebbero mai stati stampati. Questo dimostra come il nuovo mezzo rafforzi l’antico, pur trasformandolo.
- L’Aumento del Controllo e della Sequenzialità: La tecnologia elettronica ha accresciuto il coinvolgimento della parola nello spazio (iniziato con la scrittura) e ha ottimizzato la sequenzialità analitica. La composizione su terminale di computer sta, ad esempio, sostituendo le più antiche forme di tipografia, integrando il processo di stampa nella tecnologia elettronica.
- Il Tono Programmatico e Smussato del Discorso Pubblico: Ong descrive i cambiamenti nell’oratoria pubblica: mentre l’oratoria derivata dall’oralità primaria era agonistica, ridondante e fisica (come nei dibattiti Lincoln-Douglas), l’oratoria televisiva mostra un pubblico assente e invisibile. I politici si impegnano in conversazioni “frizzanti” con una acrimonia agonistica deliberatamente smussata. I media elettronici sono dominati da un senso di chiusura ereditato dalla stampa, che richiede una “domesticità letterata e piena di garbo” per evitare di “infrangere” tale controllo.
Riflessioni ancora Attuali e Insight Duraturi
L’attualità del pensiero di Ong risiede nella sua metodologia di analisi delle tecnologie della parola e nelle sue conclusioni sulla natura della coscienza e della cultura.
- La Ristrutturazione della Coscienza e dell’Identità Umana: La riflessione centrale è che le tecnologie della parola (dallo stadio orale-aurale, alla scrittura, alla stampa e all’elettronica) hanno comportato mutamenti nei modi stessi del pensiero e della percezione. Ong sottolinea che molti tratti che consideriamo “ovvi” del pensiero (scientifico, filosofico, letterario) non sono dell’uomo in quanto tale, ma derivano dalle risorse che la tecnologia della scrittura mette a disposizione della coscienza umana. Questa prospettiva richiede di rivedere il nostro modo stesso di intendere l’identità umana.
- La Dipendenza della Filosofia dal Testo: Rimane di fondamentale attualità l’insight che il pensiero analitico e la filosofia, comprese le opere di Platone, sono totalmente dipendenti dalla scrittura alfabetica. L’epistemologia platonica si fonda su un rifiuto inconsapevole del vecchio mondo orale, caldo e associativo, in favore di idee silenti, immobili, prive di calore e non interattive, modellate sull’analogia visiva (la radice di idea è la stessa di video, “vedere”). La logica stessa emerge dalla tecnologia della scrittura.
- La Critica al Pregiudizio Tipografico: Ong mette in guardia contro il pericolo di essere “minati dai nostri stessi pregiudizi tipografici” e di percepire come naturali forme del pensiero che sono in realtà un prodotto storico della stampa. L’esempio più evidente è l’uso del termine “letteratura orale”, che modella un fenomeno primario (l’oralità) su uno secondario (la scrittura), distorcendolo. Evitare di ripetere questo errore è un compito cruciale per gli studiosi.
- Analisi dell’Oralità Residua e del Linguaggio: Le ricerche di Ong continuano a essere uno strumento cruciale per comprendere i residui di oralità che persistono nelle culture alfabetizzate, come nello stile verbale dell’Inghilterra dei Tudor (formulaico, ridondante) o nell’agonismo e nella retorica ancora presenti nel linguaggio. La riflessione sulla distinzione tra grafoletto (il linguaggio transdialettale della cultura scritta, con un milione e mezzo di parole) e i dialetti orali (con poche migliaia di parole) rimane centrale per la sociolinguistica e la comprensione dell’evoluzione linguistica.
- Comprensione delle Forme Narrative: Le scoperte di Ong e dei suoi predecessori (Parry, Lord, Havelock) illuminano ancora la storia letteraria. In particolare, sono attuali le riflessioni sulle conseguenze cognitive che portano:
- La narrativa orale all’intreccio episodico e non lineare.
- La scrittura e la stampa all’intreccio compatto e con climax, che raggiunge il suo apice nel romanzo poliziesco.
- L’evoluzione dal personaggio “piatto” (tipico, utile mnemonicamente) al personaggio “a tutto tondo”, che richiede l’introspezione e la riflessione analitica favorite dalla scrittura e dalla stampa.
- Rilevanza per la Critica Post-Strutturalista: Ong suggerisce che le scuole critiche nate nell’era della stampa, come il Formalismo e il New Criticism, sono profondamente legate alla testualità. Essi postulano l’autonomia dell’opera come “icona verbale”, una chiusura cognitiva rafforzata dalla stampa. Anche il Decostruzionismo di Derrida, benché brillante, rimane un’attività intrinsecamente legata al testo, e la sua comprensione sarebbe incompleta senza l’analisi storica dell’oralità da cui la testualità è derivata.
