

Glossario Semantico per l’Iper-Inflazione Terminologica
Opacità Brillante: Una Ricerca Accademica sul Nulla Dicibile
Prefazione Ossimorica
Questo glossario si pone quale strumento ermeneutico volto a decodificare la stratificazione iperdialogica della contemporanea semantosfera istituzionale. In altre parole: cosa diavolo stiamo dicendo quando non sappiamo cosa dire, ma abbiamo urgente necessità di dirlo comunque.
L’obiettivo, deliberatamente antieducativo, è fornire un manuale per generare tautologie accademiche a partire da concetti inesistenti, seguendo l’assunto che più vuoto è il significante, più risonante è l’apparenza di profondità.
A
Accelerazionismo smanioso | s.m.
Metodologia pedagogica caratterizzata dal paradosso di insegnare più velocemente a un numero maggiore di persone cose sempre meno significative. Celebre esempio: il corso di “Epistemologia del Post-Umano in Ambienti Cloud-Native” della Università di Catania (durata: 2 ore; partecipanti: 47; conoscenze effettivamente trasmesse: 0).
Sinonimi: accelerazionismo pigro, velocità asimmetrica, corsa verso il nulla.
Agentività diffusa | s.f.
Concetto che descrive la condizione per cui tutto fa qualcosa, quindi nulla fa niente di particolare. Utile quando non si sa chi sia responsabile. Es: “Non è colpa del sistema, ma di un’agentività diffusa dei microcomponenti sociali nel loro divenire fluidificato.”
Applicazione pratica: Accusare “la società”, “l’algoritmo”, “il paradigma” piuttosto che persone specifiche.
Alterità radicale | s.f.
Stato di profonda diversità che giustifica qualunque affermazione indimostrabile. Es: “L’alterità radicale del Soggetto Subalterno preclude la possibilità di verifica empirica della mia tesi di dottorato.”
Traduzione: “Non ho dati, ma almeno suono impressionante.”
Anfibologicità enunciativa | s.f.
Qualità di un’affermazione che può significare contemporaneamente una cosa e il suo contrario, permettendo all’autore di rivendicare la vittoria in qualunque dibattito dialettico. Es: “L’epistemologia contemporanea è sia cartesiana che post-cartesiana, confermando così l’ipotesi pre-cartesiana.”
Aporia performativa | s.f.
Contraddizione logica che diventa vera nel momento in cui viene enunciata da qualcuno con titolo accademico sufficiente. Genere letterario principale dei saggi di filosofia contemporanea post-2015.
B
Babelizzazione lessicale | s.f.
Processo mediante il quale un termine scientifico viene tradotto da 15 lingue diverse, generando 23 significati mutuamente esclusivi, ognuno rivendicato come il più autentico dai relativi custodi epistemici nazionali.
Illustrazione: Il termine inglese “empowerment” (da 8 a 12 significati) diventa “potenziamento”, “abilitazione”, “capacitazione”, “empowerment” (sì, lo ricicliamo per non confondere) in italiano, generando una zona grigia semantica ideale per dissertazioni lunghe e vuote.
Bricolage terminologico | s.m.
Arte nobile di assemblare parole provenienti da campi completamente diversi per generare un neologismo che suona profondo ma non significherebbe letteralmente nulla. Es: “Infrastrutture psichiche nella decostruzione del panopticon algoritmico” (da: infrastrutture + infrastrutture + il nome di Foucault + parola che suona tech-chic).
C
Capitolazione semantica | s.f.
Momento in cui un termine, dopo decenni di venerabile uso accademico, viene completamente reinterrogato e ridefinito per ragioni di “attualità socio-culturale”, permettendo agli ultimi nati di fare brillante carriera scrivendo il contrario dei vecchi professori.
Caso studio: “postmodernità”, “resilienza”, “sostenibilità”, “complessità”.
Coerenza verticale | s.f.
Apparenza di struttura logica derivante dal fatto che tutte le frasi del testo usano parole della stessa famiglia semantica, anche se non si collegano effettivamente. Es: Un articolo che usa 23 volte le parole “processo”, “processualità”, “processo-altro”, “processo-differenziato”, dando l’illusione di un argomento continuo.
Collateralità fuggitiva | s.f.
Tecnica retorica per cui quando un argomento crolla, ci si rifugia in un argomento collaterale che nessuno ha veramente capito, il quale serve solo a guadagnare tempo finché il pubblico non si distrae.
Formula standard: “Certo, quella tesi è indimostrabile, MA — e questo è il punto interessante — la sua stessa indimostrabilità è sintomatica di una collateralità fuggitiva nel discorso contemporaneo.”
Costituzione dossantica | s.f.
Processo mediante il quale un fatto viene trasformato in un “dossier” erudito in cui ogni citazione genera altre citazioni finché il fatto originario scompare sotto strati di complessità bibliografica.
D
De-decodificazione euristico-strumentale | s.f.
Pratica di smontare e rimontare concetti fino a renderli irriconoscibili dalla loro forma originale, generando così lo spazio per una “nuova interpretazione” facilmente pubblicabile su riviste di fascia media.
Desemantizzazione performativa | s.f.
Atto per cui una parola, ripetuta sufficientemente spesso in contesti académici diversi, perde completamente di significato ma acquista incredibile auctoritas. Es: “paradigma”, “approccio”, “metodologia”.
Diffrattazione epistemica | s.f.
Spettacolare processo mediante il quale una domanda di ricerca viene smembrata in così tante sub-domande da generare l’illusione di una ricerca infinita, garantendo finanziamenti per decenni.
Diacronia simulacrale | s.f.
Confronto storico tra due concetti che non sono mai veramente esistiti nella forma in cui vengono descritti, ma che suona filologicamente impressionante.
E
Eteronomia epistemica | s.f.
Condizione per cui un concetto significa una cosa in un ambito disciplinare e il suo esatto opposto in un altro, permettendo ai “studi interdisciplinari” di procedere senza alcuna effettiva comunicazione tra gli attori.
Eziologia nebulosa | s.f.
Arte di assegnare cause a fenomeni sociali in modo talmente astratto da risultare inconfutabile. Es: “La crisi della democrazia è dovuta all’obsolescenza del paradigma antropocentrico in simbiosi con la deterritorializzazione post-sovrana.”
Traduzione della traduzione: Non so perché le persone non votano più.
Exergesi tautologica | s.f.
Tecnica interpretativa dove un testo viene letto come commentario di se stesso, generando così una categoria di “verità” che esclude l’accesso a chiunque non possegga la cultura specializzata per accorgersene.
F
Fescicolazione iperlinguale | s.f.
Fenomeno per cui una dissertazione attrae legittimità accademica dal semplice fatto di contenere parole in lingue diverse (preferibilmente almeno 4), indipendentemente dalla loro pertinenza.
Formula: Più lingue, più vero. Tedesco + latino + esperanto = inattaccabile.
Filigrana testuale | s.f.
Dettagli marginalissimi di un testo che viene deciso di analizzare in profondità per generare letteralmente centinaia di pagine di dissertazione. Es: Una virgola in Kant. Una maiuscola in Heidegger. Una nota a piè di pagina in Benjamin.
Fluidificazione categorica | s.f.
Processo mediante il quale le distinzioni stabili vengono rese “fluide” e “processualmente instabili”, permettendo agli studiosi di dire contemporaneamente una cosa e il suo contrario senza contraddirsi. Brevetto del post-strutturalismo.
G
Gradi di libertà enumerabili | s.m.pl.
Pratica di moltiplicare le variabili in un’analisi fino a quando il numero di variabili supera il numero di osservazioni, creando così uno spazio di “complessità intrinseca” che impedisce qualunque validazione empirica.
Formula della potenza: Variabili = Osservazioni × 3. Risultato: pubblicabile. Risultato: immortale.
Grandezza di scala relativa | s.f.
Principio secondo cui se non si specificano mai le unità di misura, qualunque asserzione quantitativa può significare qualunque cosa. Es: “Questo fenomeno è aumentato del 340% negli ultimi 20 anni” (tralasciando che 340% di cosa, dal baseline dove, su quale popolazione).
H
Hecatombe dicotomica | s.f.
Strategia argomentativa per cui ci si presenta come “oltre le dicotomie” (post-binario, post-dualistico, post-disgiuntivo) mantenendo però una struttura argomentativa profondamente binaria. Es: “Superando la dicotomia locale-globale, propongo il locale-globale differenziato.”
Risultato: Non hai superato nulla, hai solo aggiunto parole.
Hermeneutica dell’insufficienza | s.f.
Interpretazione di un testo basata su quello che non vi è scritto, generando così uno spazio infinito di speculazione dove qualunque cosa è potenzialmente vera.
I
Iammatizzazione progettuale | s.f.
Fenomeno per cui ogni “progetto” accademico contemporaneo deve presentarsi come “innovativo”, “dirompente”, “rivoluzionario”, anche se consiste nel fare esattamente ciò che si faceva 10 anni fa con una nuova sigla e una nuova app.
Inflazione positiva | s.f.
Credenza secondo cui aumentare il numero di pubblicazioni, conferenze, seminari, corsi e laboratori genera automaticamente aumento di conoscenza. Correlato diretto: perdita totale di correlazione tra quantità di output accademico e qualità di comprensione collettiva della realtà.
Iperconnessione significativa | s.f.
Fenomeno per cui nello sforzo di connettere tutto a tutto, si perdono le distinzioni che rendono un argomento specifico interessante. Es: “La fenomenologia della tazza di caffè in Husserl è correlata al concetto di biopolitica in Agamben attraverso la loro comune rinegoziazione della territorialità corporea.”
Risultato: È tutto connesso a tutto. Quindi nulla è veramente connesso a nulla.
Iperstrutturalismo lessicale | s.m.
Ossessione di fornire sempre più livelli di “mediazione concettuale” tra un fenomeno e la sua descrizione, fino a quando non rimane più alcuna relazione percettibile tra il fenomeno e le parole.
J
Jargonizzazione xenofoba | s.f.
Pratica di utilizzare terminologia così specializzata e opaca da escludere chiunque non appartenga al circolo interno, garantendo così una coesione di gruppo attraverso l’incomprensibilità reciproca.
Beneficio secondario: Se nessuno capisce, nessuno può criticare.
K
Kernelizzazione concettuale | s.f.
Pratica di ridurre progressivamente un argomento complesso al suo “nucleo essenziale” finché il nucleo non diventa una tautologia che non dice più nulla ma suona molto profonda.
Es: “Il significato del significato è il significato del significato della significazione.”
L
Legitimazione circolare | s.f.
Processo mediante il quale una teoria viene provata citando articoli che la difendono, che a loro volta citano articoli che la difendono, che a loro volta citano… generando così una rete di citazioni circolari che crea l’illusione di validazione.
Lesicografia del non-detto | s.f.
Arte di catalogare tutte le cose che “non si possono dire” nel discorso accademico contemporaneo, creando così uno spazio di repressione legittima che garantisce una comunità coesa di reprimendi.
Lievitazione procedurale | s.f.
Fenomeno per cui aggiungere procedure metodologiche aumenta linealmente la complessità e inversamente la comprensibilità di una ricerca.
Formula: Ogni procedura aggiunta = 30% di chiarezza perduta.
M
Massimalismo descrittivo | s.m.
Tendenza a descrivere fenomeni semplici utilizzando la maggior quantità possibile di aggettivi, sottolineature, parentesi esplicative e incisi, generando testi che occupano 500 pagine senza aver detto effettivamente nulla.
Medialità stratificata | s.f.
Fenomeno per cui la stessa cosa viene rappresentata in 12 formati diversi (articolo, poster, infografica, TikTok, libro bianco, database, API, blockchain) senza alcun cambiamento sostanziale nel contenuto, ma con un apparente aumento di “impatto”.
Meontologia epistemica | s.f.
Ramo della filosofia che studia l’essere di ciò che non esiste, creando così uno spazio legittimo per la ricerca su concetti completamente vuoti.
Parallelo: Studi di inesistenti. Letteratura sul fantastico che afferma di studiar fantasmi veri.
Metafora cascante | s.f.
Tecnica retorica per cui si costruisce una metafora, poi si usa quella metafora come se fosse un concetto reale, per poi citare quella metafora come se fosse un fenomeno empirico.
Es: “Il mercato è una bestia” → “La bestialità del mercato” → “Abbiamo osservato fenomeni di bestialità nei dati empirici”.
Mimesi epistolare | s.f.
Pratica di scrivere testi che imitano lo stile di figure canoniche della teoria (Derrida, Lacan, Foucault) non necessariamente per trasparenza teorica, ma come performativa d’autorità attraverso l’oscurità linguistica.
Modulazione categorica | s.f.
Processo mediante il quale una categoria viene spostata leggermente verso un’altra categoria ogni volta che viene usata, senza mai dichiarare che lo si sta facendo, garantendo così uno spazio di flessibilità teorica assoluta.
Moltiplicazione di sinonimi pseudodiversi | s.f.
Pratica di usare 15 termini diversi per la stessa cosa (apparentemente per sfumature), quando potrebbe bastarne uno, creando così l’illusione di una ricchezza concettuale che in realtà è ridondanza terminologica pura.
Es: Differenza, diversità, alterità, eteronomia, devianza, scostamento, divergenza, biforcazione, diffrattazione, dislocazione, distanziazione, variantizzazione, sottolineazione differenziale.
N
Neoterismo nominalista | s.m.
Ossessione di creare sempre nuove parole per cose vecchie, basandosi sull’assunto che una nuova parola = una nuova idea, quando spesso = la stessa idea con un cappello nuovo.
Caso studio: Il suffisso “-ità”. Aggiungilo a qualunque aggettivo. Boom: novità concettuale.
Nigerità procedurale | s.f.
Pratica di dichiarare solennemente “la complessità di questo argomento lo rende intrinsecamente irriducibile a descrizione univoca”, quando in realtà non si sa come procedere, ma questa dichiarazione suona profonda e metodologicamente consapevole.
Nominalismo inversato | s.m.
Pratica di affermare che i nomi generano la realtà (non il contrario), quindi creando nuove parole si genera effettivamente nuova realtà. Genere letterario preferito del marketing aziendale mascherato da teoria critica.
O
Obarità conclusiva | s.f.
Fenomeno per cui una conclusione di un articolo accademico non conclude nulla, ma apre 47 nuove domande, garantendo così lavoro infinito alla comunità di ricerca e finanziamenti infiniti per “future ricerche”.
Formula di chiusura standard: “Questo ci porta a interrogarci più radicalmente su…”
Obsolescenza accelerata semantica | s.f.
Velocità con cui un termine teorico passa da “rivoluzionario” a “totalmente superato” a “ironicamente rivisitato” a “fondamentale classico” nel corso di 7-10 anni, permettendo a chiunque di vantarsi di aver “sempre saputo che era superato”.
Ontocrazia discorsiva | s.f.
Sistema per cui non è tanto importante ciò che dici, ma il linguaggio con cui lo dici. Se lo dici con sufficienti strati di mediazione teorica, deve per forza essere vero.
Opacità strategica | s.f.
Consapevole decisione di rendere il linguaggio sempre più denso, stratificato e inafferrabile, non per ricercare maggiore precisione, ma per creare una classe di “iniziati” che possiedono il codice di lettura.
P
Panopticità concettuale | s.f.
Fenomeno per cui chiunque scriva in certi campi sa che verrà osservato dagli altri per verificare se usi il linguaggio “corretto” (i termini di moda attuali), creando così una sorveglianza linguistica che non è mai enunciata ma sempre percepita.
Parassitismo citazionale | s.m.
Arte di costruire un argomento composto esclusivamente da citazioni di altri, aggiungendo solo i connettivi (“Secondo X…”, “Come sostiene Y…”), generando così l’illusione di ricerca originale attraverso l’assemblaggio di posizioni altrui.
Parasincronia teorica | s.f.
Pratica di citare autori provenienti da secoli diversi come se stessero discutendo nella stessa epoca, creando così anacronismi che suonano come profonde intuizioni di universalità concettuale.
Parzia dell’ordine categoriale | s.f.
Fenomeno per cui le categorie usate in un testo vengono coperte da strati tali di qualificazioni e eccezioni da divenire irriconoscibili rispetto alla loro forma iniziale.
Processualità differenziata | s.f.
Termine usato quando non si riesce a spiegare come una cosa cambia da uno stato all’altro, quindi si dichiara che il cambiamento è “processuale” e “differenziato”, garantendo così al lettore il sospetto gratificante di una complessità inafferrabile.
Polifonia discorsiva | s.f.
Pratica di usare simultaneamente 4-6 quadri teorici diversi nello stesso testo, dichiarando questa come “ricchezza epistemica”, quando in realtà è incoerenza non dichiarata.
Post-fattualità concettuale | s.f.
Fase della ricerca in cui i fatti diventano irrilevanti e conta solo la “narrazione teorica” che si costruisce. Particolarmente prevalente negli studi culturali contemporanei.
Predicatività fantasmatica | s.f.
Pratica di predicare qualcosa di un soggetto che non è mai veramente definito, creando così affermazioni che suonano profonde ma non significano letteralmente nulla.
Es: “La deterritorializzazione della soggettività post-umana rivela la contingenza epistemica della categorizzazione antropocentrica.”
Proliferazione di prefissi | s.f.
Pratica di aggiungere “post-“, “iper-“, “trans-“, “meta-“, “neo-” a qualunque termine per farlo sembrare contemporaneo. Es: post-postmodernità, iper-complessità, neo-neoliberalismo, meta-metafisica.
Prossemicità testuale | s.f.
Fenomeno per cui la vicinanza di due paragrafi in un testo implica automaticamente una relazione concettuale tra essi, anche se nessuna connessione logica esiste effettivamente.
Pseudo-empiricità | s.f.
Presentazione di affermazioni completamente teoriche come se fossero “basate su dati” solo perché accompagnate da tabelle, grafici, o l’incantesimo: “Come emerge dai dati…”.
Q
Quantificazione del qualitativo | s.f.
Pratica di convertire qualunque osservazione qualitativa in percentuali e numeri, creando così l’illusione di scientificità attraverso la metrificazione del non-misurabile.
Es: “Il 67% della complessità osservata è dovuto a fattori post-strutturali” (nessuno sa come si è calcolato, ma suona preciso).
Quiddità virtuale | s.f.
Ricerca della “essenza” di un concetto che non ha mai posseduto un’essenza, ma la ricerca stessa genera pubblicazioni infinite e carriere intere.
R
Radicalità presunta | s.f.
Pratica di dichiararsi “radicali” e “critici” mentre si rimane completamente all’interno del sistema accademico mainstream, generando così l’illusione di una resistenza teorica che è in realtà conformismo mascherato.
Referenzialità differita | s.f.
Tecnica per cui si fa riferimento a un argomento promettendo di trattarlo “più in dettaglio in seguito”, ma il seguito non arriva mai, rimanendo così la promessa di profondità senza la profondità effettiva.
Regolarità della dissonanza | s.f.
Pratica di presentare contraddizioni interne come “tensioni creative” o “dialettiche non risolte”, quando sono semplicemente contraddizioni.
Relativismo metodologico | s.m.
Pratica di affermare che “tutto dipende dal punto di vista” quando conviene per evitare di provare un’affermazione, ma poi affermare posizioni non-relativistiche quando conviene per criticare gli altri.
Reticolarità concettuale ipertrofica | s.f.
Tendenza a connettere ogni concetto a ogni altro concetto attraverso concatenazioni di mediazioni talmente lunghe da rendere la connessione originaria irriconoscibile.
Retrodiagnosi teorica | s.f.
Pratica di prendere un testo classico e diagnosticarlo retroattivamente come se stesse già discutendo di problematiche contemporanee, generando così l’illusione che i classici abbiano sempre anticipato tutto.
Rovesciamento assiologico | s.m.
Procedura mediante la quale i valori di un concetto vengono invertiti (il negativo diventa positivo, il pericoloso diventa emancipatorio) permettendo così di riportare in vita concetti teoricamente morti dandogli una valenza “nuova”.
S
Saturazione polisemica | s.f.
Stato di un termine che è stato usato in talmente tanti significati diversi che ha perso completamente di significato ma acquisito grande prestigio attraverso questa ambiguità. Esemplari: “cultura”, “resistenza”, “decoloniale”.
Sedimentazione citazionale | s.f.
Processo mediante il quale le citazioni si accumulano generazione dopo generazione, finché nessuno sa più quale sia la fonte originaria, ma tutti continuano a citare la citazione della citazione della citazione.
Semiotica dell’assenza | s.f.
Studio dei significati di ciò che non è presente nel testo, permettendo così al ricercatore di leggere qualunque cosa nel vuoto testuale.
Semantica fluttuante | s.f.
Condizione di un termine che significa qualcosa di diverso in ogni pagina del testo, senza mai essere esplicitamente ridefinito, permettendo al lettore di immaginare che il cambiamento sia suo.
Seriosità parodica | s.f.
Tono con cui vengono presentate affermazioni completamente prive di fondamento, come se fossero risultati scientifici consolidati. Caratteristica linguistica: Uso di “evidente”, “chiaramente”, “ovviamente”, “come è noto”.
Singolarità paradigmatica | s.f.
Affermazione secondo cui il fenomeno studiato è “unico”, “irripetibile”, “singolare” nella sua natura, garantendo così che non potrà mai essere comparato a nulla di altro e quindi che qualunque affermazione su di esso è inattaccabile.
Sincretismo teorico estrategico | s.m.
Pratica di assemblare teorie provenienti da campi completamente diversi (psicoanalisi + termodinamica + semiotica + cucina molecolare) creando così un ibrido che suona nuovo anche se è solo casuale.
Situazionismo epistemico | s.m.
Credenza che la validità di un’affermazione dipenda dal “contesto” e dalla “situazione”, permettendo così di cambiare posizione ogni volta senza contraddirsi.
Soggettività amplificata | s.f.
Fenomeno per cui l’esperienza soggettiva del ricercatore viene elevata a categoria epistemica rilevante, permettendo così affermazioni del tipo “io ho percepito il fenomeno quindi il fenomeno include la mia percezione come dato”.
Solipsismo metodologico | s.m.
Pratica di fare ricerca su come si fa ricerca, generando così una ricorsione infinita dove il testo principale diventa il suo stesso metariflessione.
Sovereignità del fraintendimento | s.f.
Condizione per cui non capire perfettamente un concetto teorico viene trasformato in “consapevolezza della complessità”, permettendo al non-capimento di diventare una categoria virtuosa.
Specifità del generico | s.f.
Pratica di fare affermazioni completamente generali dichiarando che sono “specifiche a questo contesto”, garantendo così che il contesto sia sempre così speciale da impedire generalizzazioni.
T
Tautologicità circolare | s.f.
Procedura mediante la quale un’affermazione che è vera per definizione viene presentata come scoperta empirica. Es: “I testi letterari riflettono la cultura letteraria della loro epoca” (no, per forza, è la definizione di letteratura).
Tautomeria concettuale | s.f.
Fenomeno per cui due concetti hanno nomi diversi ma significano esattamente la stessa cosa, permettendo ai ricercatori di vantarsi di aver “scoperto la relazione fondamentale” tra loro quando in realtà è una ridondanza terminologica.
Temporalità elastica | s.f.
Pratica di usare i tempi verbali in modo talmente confuso da rendere impossibile capire se un fenomeno è passato, presente, futuro o contingenziale. Es: “La soggettività postcoloniale sta per essere stata deterritorializzata”.
Teorica della cattiva fede | s.f.
Dottrina secondo cui sostenere qualunque cosa “in cattiva fede” è una posizione teoricamente legittima, permettendo così ai ricercatori di dire ciò che vogliono affermando contemporaneamente che non ci credono.
Tessitura poliretorica | s.f.
Stile di scrittura in cui ogni frase è costruita usando il massimo numero di device retorici simultanei (metaphora, synecdoche, ironia, litote, metafora), generando così un testo che suona magnificamente ma dice nulla.
Testualizzazione del reale | s.f.
Pratica di affermare che la realtà “è un testo” e che quindi fare analisi testuale sulla realtà è epistemologicamente equivalente a studiarla empiricamente. Conseguenza: Un po’ di letterariità, molto di confusione categoriale.
Tipificazione dell’eccezione | s.f.
Pratica di prendere un caso eccezionale (anomalia, outlier, fatto strano) e renderlo una categoria generale attraverso la semplice azione di dargli un nome.
Topografia dell’intangibile | s.f.
Tentativo di mappare, descrivere e categorizzare fenomeni che sono per definizione intangibili (emozioni, pensieri, forme di consapevolezza), creando così mappe di qualcosa che per sua natura non può essere mappato.
Transgenerità teorica | s.f.
Pratica di attraversare i confini disciplinari senza alcun protocollo metodologico specifico, generando così ibridi teorici che i puristi di tutte le discipline criticano ma che in realtà sono difficili da criticare perché non rientrano in nessuna disciplina.
U
Ubiquità significativa | s.f.
Fenomeno per cui un concetto viene usato per spiegare qualunque cosa, permettendo così una copertura universale che equivale a non spiegare nulla. Es: “Egemonia”, “biopolitica”, “dispositivo”.
Ultracomplessità gestita | s.f.
Pratica di presentare un argomento semplice come talmente complesso da richiedere letteralmente centinaia di pagine di teoria preliminare prima di essere affrontato.
Unità negativa della pluralità | s.f.
Affermazione che una molteplicità di fenomeni diversi sono unificati dal fatto di essere “non-unitari”, creando così paradossalmente una categoria attraverso la negazione dell’unitarietà.
Univocità plurale | s.f.
Condizione per cui la stessa affermazione significa cose diverse a persone diverse, ma viene enunciata come se significasse una cosa sola.
V
Vaghezza epistemica | s.f.
Pratica di mantenersi vaghi deliberatamente per permettere a chiunque di leggere nel testo quello che vuole leggere, garantendo così l’accettazione universale e critica nulla.
Valorizzazione dell’intangibile | s.f.
Processo mediante il quale fenomeni che non possono essere misurati, descritti o verificati vengono presentati come i più importanti, permettendo così a infinite ricerche di procrastinare indefinitamente.
Vanghelismo teorico | s.m.
Pratica di predicare un’interpretazione di un testo canonico (Marx, Foucault, Derrida) come se fosse il Vangelo, usando la pratica della citazione selettiva e della reinterpretazione creativa.
Variabilità performativa | s.f.
Fenomeno per cui il significato di un termine varia a seconda di chi lo pronuncia, della sua posizione accademica, e del contesto, permettendo così ai professori anziani di usare un termine in un modo e ai giovani di contraddirli affermando che in realtà significava un’altra cosa.
Velocità della svalutazione | s.f.
Rapidità con cui una teoria viene lanciata, celebrata, criticata e archiviata nel contemporaneo ecosistema accademico velocizzato. Metriche: Tipicamente 3-5 anni dal lancio all’obsolescenza.
Ventriloquismo bibliografico | s.m.
Pratica di leggere un autore solo attraverso citazioni di altri autori, generando così una visione indiretta che viene enunciata come diretta.
Veridizione alternativa | s.f.
Pratica di presentare affermazioni non verificate come alternative ugualmente valide ai fatti verificati, creando così un spazio di relativismo epistemico assoluto.
Verificabilità differita | s.f.
Pratica di fare affermazioni che saranno teoricamente verificabili “in futuro”, quando la tecnologia sarà più avanzata, permettendo così ricerche non verificabili nel presente.
Virulenza semantica | s.f.
Capacità di un neologismo di diffondersi rapidamente attraverso la comunità accademica senza aver ancora acquisito un significato stabile, contaminando ogni discorso con la sua promessa di innovatività.
Vivibilità paradigmatica | s.f.
Condizione per cui un paradigma continua a essere usato non perché sia vero, ma perché è “vivibile” — cioè consente di fare ricerca, ottenere finanziamenti, presentare paper, pubblicare articoli, generando così una resistenza passiva alla sua sostituzione.
X
Xenoglossia terminologica | s.f.
Pratica di usare termini provenienti da lingue non-native in modo leggermente errato, generando così l’effetto di “profondità esotica” attraverso il fraintendimento.
W
Wittgensteinianismo turistico | s.m.
Pratica di visitare superficialmente il filosofo Wittgenstein per citare una sua frase decontestualizzata che suona profonda, senza aver effettivamente capito il suo pensiero. Citazione standard: “Whereof one cannot speak, thereof one must be silent” — usato per giustificare perché non si può criticare teoricamente la propria ricerca.
Y
Ytterbiologia accademica | s.f.
Dal latino “ytterbium”, elemento chimico inutile: pratica di fare ricerca su argomenti completamente inutili, dichiarando però che la loro stessa inutilità è una forma di “resistenza al pragmatismo capitalista”.
Z
Zona grigia della significazione | s.f.
Spazio indefinibile tra significato e non-significato dove risiede la maggior parte della ricerca contemporanea, permettendo così l’esistenza di affermazioni che sono tecnicamente inattaccabili perché non significano effettivamente nulla.
Zonazione teorica | s.f.
Divisione dello spazio accademico in “zone” dove valori epistemici diversi hanno validità diversa (nella teoria critica vale la poesia; nella scienza dura vale la precisione), permettendo così ai ricercatori di muoversi tra zone e cambiare i criteri di validazione in base a dove si trovano.
Epilogo: Sull’Opacità Brillante
Questo glossario si conclude su una nota antiumorale: l’iper-inflazione terminologica non è una patologia da curare, bensì una condizione strutturale del contemporaneo ecosistema accademico.
È il risultato di pressioni sistemiche reali: la competizione per finanziamenti, la mercantilizzazione della ricerca, la quantificazione della produttività, il culto della novità, la disgregazione delle comunità disciplinari.
Accrescere il rumore terminologico non è una scelta dei ricercatori individuali, è una razionalità emergente del sistema stesso.
Comprendere questo significa comprendere che la critica dell’opacità non può fermarsi al livello linguistico, ma deve interrogarsi sul perché il linguaggio sia divenuto il campo di battaglia principale della contemporanea accademia — e cosa questo dica di noi, della nostra perdita di capacità di raccontare il mondo senza filtri intermediari, della nostra relegazione a commentatori di commentatori di commentatori.
L’opacità brillante, in fondo, è il monumento che abbiamo costruito per l’assenza di libertà.
Nota finale: Chiunque riconosca la propria ricerca in questo glossario cordialmente invitato a mantenere l’anonimato.
