Indulgenza digitale…

NotebookLM, in fondo. è comprensivo nei confronti dell’ennesimo intellettuale affetto da sensazionalismo ed epocalismo autoreferenziale (la confusione tra una fase della propria vita e quelle della vicenda autodistruttiva dell’umanità soffocata dal capitalocene):

Non è possibile stabilire con certezza, sulla base delle fonti fornite, se la tesi dell’autore sia frutto di pregiudizi mancanti di evidenze. L’autore presenta diverse argomentazioni a sostegno della sua tesi, ma non fornisce dati statistici o ricerche empiriche a supporto delle sue affermazioni. È importante notare che il libro è stato pubblicato nel 2011. Da allora, l’evoluzione di internet e dei media digitali ha continuato a progredire, e sarebbe necessario aggiornare l’analisi dell’autore con dati più recenti. Inoltre, sarebbe opportuno confrontare la sua tesi con altre ricerche e opinioni sul tema dell’impatto dei media digitali sulla cognizione e sull’apprendimento”.

Ecco la traccia di lettura complessiva:

Riepilogo

Il testo analizza l’evoluzione del sapere umano attraverso tre fasi principali: la nascita del linguaggio, l’invenzione della scrittura e l’avvento della “mediasfera” digitale. Si concentra principalmente sull’impatto della terza fase, evidenziando i cambiamenti radicali nel modo in cui acquisiamo e elaboriamo le informazioni, con un passaggio dalla lettura “classica” alla “visione” prevalentemente visiva e simultanea. Vengono confrontati i vantaggi e gli svantaggi di questa trasformazione, mettendo in luce sia i guadagni in termini di accesso alle informazioni e democratizzazione del sapere, sia le perdite relative al declino della lettura profonda, della memoria a lungo termine e della capacità di analisi critica. L’autore sollecita una riflessione critica sull’uso consapevole dei nuovi media, per sfruttare i benefici senza soccombere agli effetti negativi sulla cognizione. Infine, il testo riprende il pensiero di Platone sulla scrittura, evidenziando l’ambiguità del suo ruolo nella memoria umana: da un lato strumento per la conservazione del sapere, dall’altro potenziale causa di superficialità cognitiva.

Argomenti principali

 La Mente nell’Era Digitale

FAQ: La Mente ai Tempi del Web

1. Come ha influenzato internet il nostro modo di pensare?

L’avvento di internet e la sua pervasività hanno creato la cosiddetta “mediasfera”, un ambiente in cui i media elettronici in rete giocano un ruolo dominante, plasmando radicalmente il nostro modo di pensare e di comportarci. Siamo costantemente immersi in un flusso di informazioni e stimoli visivi e uditivi che ci condizionano in modo profondo.

2. Cosa si intende con “esattamento” in relazione ai media?

L'”esattamento” è un processo per cui funzioni e bisogni prima inesistenti vengono alla luce e diventano perfino urgenti appena si rende disponibile un mezzo tecnico capace di soddisfarli. In altre parole, l’organo (in questo caso, il medium) crea la funzione. Ad esempio, il bisogno di comunicare costantemente tramite messaggi SMS è forse nato dalla disponibilità di questa tecnologia, anziché essere un bisogno preesistente.

3. Quali sono le implicazioni del predominio della vista sull’udito nella mediasfera?

La mediasfera, con il suo flusso di immagini e informazioni visive, favorisce il senso della vista a scapito dell’udito. Questo sbilanciamento ha profonde implicazioni sulla nostra capacità di apprendere e di elaborare le informazioni. La vista, privilegiando la simultaneità, ci porta a elaborare le informazioni in modo superficiale e frammentario, mentre l’udito, con la sua sequenzialità, favorisce un’elaborazione più profonda e strutturata.

4. Come si è evoluto il concetto di testo nell’era digitale?

Nell’era digitale, il concetto di testo ha subito una profonda trasformazione. Il testo digitale, a differenza di quello scritto, è fluido, malleabile e facilmente modificabile. Questo lo rende più fragile e vulnerabile alla manipolazione e al plagio. Inoltre, la perdita dell’autore come figura di riferimento e garante dell’originalità del testo contribuisce a minare l’autorità e l’affidabilità dell’informazione.

5. Quali sono le differenze tra la “lettura” e la “visione” di un testo?

La “lettura” di un testo, tipica della cultura alfabetica, è un processo lento, sequenziale e auto-trainato, in cui il lettore ha il controllo del ritmo e della profondità dell’elaborazione. La “visione” di un testo, invece, è un processo veloce, simultaneo ed etero-trainato, in cui il ritmo è imposto dall’emittente e l’elaborazione è spesso superficiale e frammentaria.

6. Cos’è il “sapere irrelato” e come si differenzia dal “sapere sistematico”?

Il “sapere irrelato” è un sapere frammentario, non strutturato e privo di connessioni, tipico della cultura digitale. Si contrappone al “sapere sistematico”, organizzato in una charpente coerente e interconnessa, tipico della cultura tradizionale. Mentre il sapere sistematico si basa su un’elaborazione lenta e profonda, il sapere irrelato si basa su un’elaborazione veloce e superficiale.

7. Come influisce la velocità della cultura digitale sul nostro modo di apprendere?

La velocità tipica della cultura digitale ha introdotto il fattore “impazienza” nel nostro modo di apprendere. Siamo abituati ad ottenere informazioni in modo immediato e a elaborarle in modo superficiale. Questo atteggiamento ci rende meno inclini ad affrontare processi di apprendimento lenti e complessi, che richiedono tempo, concentrazione e impegno.

8. Quali sono le implicazioni politiche della mediasfera?

La mediasfera, con la sua pervasività e la sua capacità di plasmare l’opinione pubblica, ha profonde implicazioni politiche. I nuovi media, come internet e i social network, hanno favorito la nascita di movimenti reticolari trasversali che si contrappongono alla forma-partito tradizionale. La velocità e la facilità di comunicazione offerte da questi media hanno permesso di mobilitare rapidamente le persone attorno a temi specifici, creando nuove forme di partecipazione politica.

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La Rete: Perdite e Guadagni Cognitivi

L’autore di “Presi nella rete” analizza le trasformazioni cognitive indotte dalla “mediasfera”, evidenziando sia perdite che guadagni derivanti dall’uso della rete.

Perdite:

Declino della lettura “classica” e dell’intelligenza sequenziale: La facilità di accesso a contenuti visivi e audio, a scapito della lettura, sta portando ad un indebolimento della capacità di elaborare testi complessi e di costruire ragionamenti articolati. La mente, abituata alla velocità e alla frammentazione del web, perde la pazienza e la capacità di concentrarsi su un unico testo per un tempo prolungato. [1-4]

Amnesia digitale: La possibilità di delegare la memoria a dispositivi esterni riduce lo sforzo di ricordare e, di conseguenza, la capacità di memorizzare informazioni a lungo termine. Si crea una dipendenza dai dispositivi, con la conseguente perdita di autonomia e di capacità critica. [5, 6]

Disarticolazione del sapere: La conoscenza acquisita attraverso la rete tende ad essere frammentaria, casuale e priva di una cornice sistematica. La navigazione ipertestuale, pur offrendo una grande libertà di esplorazione, non favorisce la costruzione di un sapere organico e strutturato. [7, 8]

Difficoltà nel distinguere tra vero e falso: La rete offre una quantità enorme di informazioni, ma non fornisce strumenti per valutarne l’affidabilità. L’assenza di intermediari e di filtri critici espone al rischio di manipolazione e di disinformazione. [9, 10]

Svalutazione del passato: La velocità e la continua innovazione della mediasfera portano a una svalutazione del sapere tradizionale e del passato, considerati “antichi” e non più rilevanti. Si crea una frattura tra generazioni e si perde il senso di continuità storica. [11, 12]

Guadagni:

Sviluppo dell’intelligenza simultanea: La visione non-alfabetica, sebbene meno profonda rispetto alla lettura, addestra la mente a elaborare informazioni in modo simultaneo e a cogliere connessioni tra diversi elementi. [1, 13-15]

Espansione delle conoscenze: La rete offre un accesso senza precedenti a un’enorme quantità di informazioni e di contenuti. La possibilità di esplorare diverse fonti e di confrontarsi con diverse opinioni può arricchire la conoscenza e stimolare la curiosità. [16-18]

Democratizzazione dell’informazione: La rete può favorire la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica e sociale, offrendo strumenti per l’informazione, la comunicazione e la mobilitazione. Il “movimentismo reticolare” rappresenta un esempio di come la mediasfera possa dare voce a istanze che altrimenti rimarrebbero inascoltate. [19-22]

L’autore invita a un uso consapevole della rete, che ne sfrutti i benefici senza subirne passivamente gli effetti negativi. Sottolinea l’importanza di coltivare la capacità di analisi critica, di selezionare le fonti e di costruire un sapere organico e strutturato.

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L’Evoluzione del Sapere Umano

Secondo l’autore, la storia del modo in cui si formano le conoscenze della specie umana si articola in tre fasi principali:

Prima Fase: La nascita del linguaggio. Questa fase segna l’inizio della capacità umana di comunicare e trasmettere informazioni in modo simbolico. Il linguaggio ha permesso agli uomini di condividere esperienze, coordinare azioni e costruire una cultura comune. [1]

Seconda Fase: L’invenzione della scrittura. La scrittura ha rivoluzionato il modo in cui le conoscenze venivano conservate e trasmesse. Prima della scrittura, il sapere era affidato alla memoria individuale e collettiva, il che lo rendeva fragile e soggetto a distorsioni. La scrittura ha permesso di fissare le informazioni su un supporto stabile, rendendole più durature e accessibili a un pubblico più vasto. [1, 2]

Terza Fase: L’avvento della “mediasfera”. Questa fase, iniziata alla fine del XX secolo, è caratterizzata dalla diffusione dei media digitali e di internet. Secondo l’autore, la mediasfera sta portando a un declino della lettura “classica” e a una predominanza del “vedere” come senso primario. Questo cambiamento sta influenzando il modo in cui pensiamo e apprendiamo, con conseguenze ancora difficili da valutare completamente. [3-5]

L’autore sottolinea che la Terza Fase non rappresenta solo un’evoluzione tecnologica, ma un vero e proprio cambiamento epocale nel modo in cui l’uomo si rapporta al sapere. [3]

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La Terza Fase della Conoscenza

La tesi fondamentale del libro è che l’umanità si trova in una “Terza Fase” della storia della conoscenza, caratterizzata da un profondo cambiamento nel modo in cui si formano e si elaborano il sapere, le idee e le informazioni. [1, 2] Questa trasformazione è paragonabile a due precedenti “Grandi Fasi”: la nascita del linguaggio e l’invenzione della scrittura. [2]

L’autore sostiene che la diffusione dei media digitali, in particolare di internet, sta portando a un declino della lettura “classica” e a un’ascesa del “vedere” come senso primario. [3, 4] Questo cambiamento, a sua volta, influenza il modo in cui pensiamo e apprendiamo, portando ad una minore capacità di concentrazione, di analisi critica e di elaborazione di testi complessi. [5, 6]

L’autore riconosce che la visione non è pura regressione, in quanto anch’essa si basa su strutture testuali e addestra ad alcuni tipi di testualità. [7] Tuttavia, sottolinea che la visione, rispetto alla lettura, è meno correggibile, meno analitica e meno profonda. [8, 9]

L’autore presenta diversi esempi a sostegno della sua tesi, come:

il crescente consumo di “Storie che si guardano” a scapito dei libri. [4]

la difficoltà di molte persone nel leggere testi complessi. [10]

l’uso sempre più frequente di immagini e video nella comunicazione. [7]

Non è possibile stabilire con certezza, sulla base delle fonti fornite, se la tesi dell’autore sia frutto di pregiudizi mancanti di evidenze. L’autore presenta diverse argomentazioni a sostegno della sua tesi, ma non fornisce dati statistici o ricerche empiriche a supporto delle sue affermazioni.

È importante notare che il libro è stato pubblicato nel 2011. Da allora, l’evoluzione di internet e dei media digitali ha continuato a progredire, e sarebbe necessario aggiornare l’analisi dell’autore con dati più recenti. Inoltre, sarebbe opportuno confrontare la sua tesi con altre ricerche e opinioni sul tema dell’impatto dei media digitali sulla cognizione e sull’apprendimento.

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La Mente nella Mediasfera

La “mediasfera” ha trasformato profondamente la nostra mente e il nostro modo di conoscere in diversi modi, paragonabili a cambiamenti epocali come l’invenzione della scrittura e della stampa. Il libro analizza come il passaggio da una conoscenza acquisita principalmente attraverso la lettura a una basata sull’ascolto e la visione non-alfabetica stia modificando le nostre facoltà cognitive.

Ecco alcuni dei cambiamenti cruciali evidenziati:

Nuovo ordine dei sensi: La mediasfera ha invertito la gerarchia sensoriale, riportando al dominio l’udito e la visione non-alfabetica a scapito della visione alfabetica, dominante per secoli. [1] Questo passaggio da una modalità di conoscenza lineare a una simultanea influenza il modo in cui elaboriamo le informazioni. [2]

Declino della lettura: Nonostante l’aumento esponenziale di contenuti testuali disponibili, si assiste a un calo drastico della lettura nel senso classico del termine. [3] Il predominio del visivo come senso primario sta portando a un “impoverimento del capire” perché, a differenza della parola scritta, le immagini “producono immagini e cancellano i concetti”. [4]

Intelligenza simultanea vs sequenziale: La preferenza per la visione stimola l’intelligenza simultanea, mentre quella sequenziale, legata al linguaggio e alla lettura, si indebolisce. [5] Questo potrebbe avere conseguenze sulla capacità di elaborare informazioni complesse e articolate.

Disarticolazione del sapere: La conoscenza non si struttura più gerarchicamente ma procede per collage, a caso, come nella navigazione in rete. [6] Questo porta a una frammentazione del sapere e alla perdita della sua cornice globale.

Soppressione degli intermediari: L’accesso diretto alle informazioni, senza la mediazione di autori, editori, insegnanti, indebolisce i criteri di autorità e validità. [7] La rete offre una quantità enorme di informazioni ma non fornisce strumenti per discernere la qualità e l’affidabilità delle fonti.

Esopaideia vs endopaideia: La formazione non avviene più principalmente tramite famiglia, scuola e pari ma si basa su una miriade di fonti esterne e incontrollate. [8, 9] Questo porta a una svalutazione del sapere tradizionale e del passato, considerati “antichi” e non più rilevanti. [10]

Il ritmo dell’apprendimento: L’acquisizione del sapere, un tempo lenta e faticosa, è diventata frenetica e superficiale. [11] La memoria viene delegata a dispositivi esterni, portando a una “amnesia digitale” e a una progressiva perdita della capacità di ricordare e di elaborare in profondità. [12-14]

Derealizzazione: La mediasfera, con la sua onnipresenza di immagini e simulazioni, ha portato a una confusione tra reale e virtuale. [15] Questo indebolisce il “senso del reale” e la capacità di distinguere tra vero e falso. [16]

Il libro, pur riconoscendo alcuni benefici della mediasfera, si concentra sui rischi e le perdite derivanti da questa trasformazione radicale del nostro modo di conoscere. L’autore invita a una riflessione critica su come utilizzare consapevolmente i nuovi media senza rinunciare alle conquiste cognitive del passato. [17, 18]

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The Web’s Impact on Mind and Knowledge

2 fonti

Il testo analizza l’impatto della mediasfera sulla noosfera, esplorando come la convergenza tecnologica abbia modificato profondamente il modo in cui gli esseri umani creano, elaborano e accedono alle conoscenze. Si concentra sui cambiamenti nei processi cognitivi, nell’etologia e nell’ecologia della lettura e della scrittura, e sull’emergere di nuove forme di comunicazione e partecipazione politica nel contesto digitale. L’autore discute inoltre la distinzione tra codici autografi e allografi nell’arte, e l’influenza della simulazione digitale sulla percezione della realtà. Infine, si considera la perdita di distinzione tra vero e falso, e l’evoluzione del narrare nell’era digitale.

Qual è la tesi fondamentale del libro? Ti sembra condivisibile o frutto di pregiudizi mancanti di evidenze?

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Come ha trasformato la mediasfera la nostra mente e il nostro modo di conoscere?

La “mediasfera” ha trasformato profondamente la nostra mente e il nostro modo di conoscere in diversi modi, paragonabili a cambiamenti epocali come l’invenzione della scrittura e della stampa. Il libro analizza come il passaggio da una conoscenza acquisita principalmente attraverso la lettura a una basata sull’ascolto e la visione non-alfabetica stia modificando le nostre facoltà cognitive.

Ecco alcuni dei cambiamenti cruciali evidenziati:

Nuovo ordine dei sensi: La mediasfera ha invertito la gerarchia sensoriale, riportando al dominio l’udito e la visione non-alfabetica a scapito della visione alfabetica, dominante per secoli.

Questo passaggio da una modalità di conoscenza lineare a una simultanea influenza il modo in cui elaboriamo le informazioni.

Declino della lettura: Nonostante l’aumento esponenziale di contenuti testuali disponibili, si assiste a un calo drastico della lettura nel senso classico del termine.

Il predominio del visivo come senso primario sta portando a un “impoverimento del capire” perché, a differenza della parola scritta, le immagini “producono immagini e cancellano i concetti”.

Intelligenza simultanea vs sequenziale: La preferenza per la visione stimola l’intelligenza simultanea, mentre quella sequenziale, legata al linguaggio e alla lettura, si indebolisce.

Questo potrebbe avere conseguenze sulla capacità di elaborare informazioni complesse e articolate.

Disarticolazione del sapere: La conoscenza non si struttura più gerarchicamente ma procede per collage, a caso, come nella navigazione in rete.

Questo porta a una frammentazione del sapere e alla perdita della sua cornice globale.

Soppressione degli intermediari: L’accesso diretto alle informazioni, senza la mediazione di autori, editori, insegnanti, indebolisce i criteri di autorità e validità.

La rete offre una quantità enorme di informazioni ma non fornisce strumenti per discernere la qualità e l’affidabilità delle fonti.

Esopaideia vs endopaideia: La formazione non avviene più principalmente tramite famiglia, scuola e pari ma si basa su una miriade di fonti esterne e incontrollate.

Questo porta a una svalutazione del sapere tradizionale e del passato, considerati “antichi” e non più rilevanti.

Il ritmo dell’apprendimento: L’acquisizione del sapere, un tempo lenta e faticosa, è diventata frenetica e superficiale.

La memoria viene delegata a dispositivi esterni, portando a una “amnesia digitale” e a una progressiva perdita della capacità di ricordare e di elaborare in profondità.

Derealizzazione: La mediasfera, con la sua onnipresenza di immagini e simulazioni, ha portato a una confusione tra reale e virtuale.

Questo indebolisce il “senso del reale” e la capacità di distinguere tra vero e falso.

Il libro, pur riconoscendo alcuni benefici della mediasfera, si concentra sui rischi e le perdite derivanti da questa trasformazione radicale del nostro modo di conoscere. L’autore invita a una riflessione critica su come utilizzare consapevolmente i nuovi media senza rinunciare alle conquiste cognitive del passato.

Qual è la tesi fondamentale del libro? Ti sembra condivisibile o frutto di pregiudizi mancanti di evidenze?

La tesi fondamentale del libro è che l’umanità si trova in una “Terza Fase” della storia della conoscenza, caratterizzata da un profondo cambiamento nel modo in cui si formano e si elaborano il sapere, le idee e le informazioni.

Questa trasformazione è paragonabile a due precedenti “Grandi Fasi”: la nascita del linguaggio e l’invenzione della scrittura.

L’autore sostiene che la diffusione dei media digitali, in particolare di internet, sta portando a un declino della lettura “classica” e a un’ascesa del “vedere” come senso primario.

Questo cambiamento, a sua volta, influenza il modo in cui pensiamo e apprendiamo, portando ad una minore capacità di concentrazione, di analisi critica e di elaborazione di testi complessi.

L’autore riconosce che la visione non è pura regressione, in quanto anch’essa si basa su strutture testuali e addestra ad alcuni tipi di testualità.

Tuttavia, sottolinea che la visione, rispetto alla lettura, è meno correggibile, meno analitica e meno profonda.

L’autore presenta diversi esempi a sostegno della sua tesi, come:

il crescente consumo di “Storie che si guardano” a scapito dei libri.

la difficoltà di molte persone nel leggere testi complessi.

l’uso sempre più frequente di immagini e video nella comunicazione.

Non è possibile stabilire con certezza, sulla base delle fonti fornite, se la tesi dell’autore sia frutto di pregiudizi mancanti di evidenze. L’autore presenta diverse argomentazioni a sostegno della sua tesi, ma non fornisce dati statistici o ricerche empiriche a supporto delle sue affermazioni.

È importante notare che il libro è stato pubblicato nel 2011. Da allora, l’evoluzione di internet e dei media digitali ha continuato a progredire, e sarebbe necessario aggiornare l’analisi dell’autore con dati più recenti. Inoltre, sarebbe opportuno confrontare la sua tesi con altre ricerche e opinioni sul tema dell’impatto dei media digitali sulla cognizione e sull’apprendimento.

Quali sono le tre fasi storiche della formazione delle conoscenze umane, secondo l’autore?

Secondo l’autore, la storia del modo in cui si formano le conoscenze della specie umana si articola in tre fasi principali:

Prima Fase: La nascita del linguaggio. Questa fase segna l’inizio della capacità umana di comunicare e trasmettere informazioni in modo simbolico. Il linguaggio ha permesso agli uomini di condividere esperienze, coordinare azioni e costruire una cultura comune.

Seconda Fase: L’invenzione della scrittura. La scrittura ha rivoluzionato il modo in cui le conoscenze venivano conservate e trasmesse. Prima della scrittura, il sapere era affidato alla memoria individuale e collettiva, il che lo rendeva fragile e soggetto a distorsioni. La scrittura ha permesso di fissare le informazioni su un supporto stabile, rendendole più durature e accessibili a un pubblico più vasto.

Terza Fase: L’avvento della “mediasfera”. Questa fase, iniziata alla fine del XX secolo, è caratterizzata dalla diffusione dei media digitali e di internet. Secondo l’autore, la mediasfera sta portando a un declino della lettura “classica” e a una predominanza del “vedere” come senso primario. Questo cambiamento sta influenzando il modo in cui pensiamo e apprendiamo, con conseguenze ancora difficili da valutare completamente.

L’autore sottolinea che la Terza Fase non rappresenta solo un’evoluzione tecnologica, ma un vero e proprio cambiamento epocale nel modo in cui l’uomo si rapporta al sapere.

Quali sono le perdite e i guadagni cognitivi derivanti dall’uso della rete?

L’autore di “Presi nella rete” analizza le trasformazioni cognitive indotte dalla “mediasfera”, evidenziando sia perdite che guadagni derivanti dall’uso della rete.

Perdite:

Declino della lettura “classica” e dell’intelligenza sequenziale: La facilità di accesso a contenuti visivi e audio, a scapito della lettura, sta portando ad un indebolimento della capacità di elaborare testi complessi e di costruire ragionamenti articolati. La mente, abituata alla velocità e alla frammentazione del web, perde la pazienza e la capacità di concentrarsi su un unico testo per un tempo prolungato.

Amnesia digitale: La possibilità di delegare la memoria a dispositivi esterni riduce lo sforzo di ricordare e, di conseguenza, la capacità di memorizzare informazioni a lungo termine. Si crea una dipendenza dai dispositivi, con la conseguente perdita di autonomia e di capacità critica.

Disarticolazione del sapere: La conoscenza acquisita attraverso la rete tende ad essere frammentaria, casuale e priva di una cornice sistematica. La navigazione ipertestuale, pur offrendo una grande libertà di esplorazione, non favorisce la costruzione di un sapere organico e strutturato.

Difficoltà nel distinguere tra vero e falso: La rete offre una quantità enorme di informazioni, ma non fornisce strumenti per valutarne l’affidabilità. L’assenza di intermediari e di filtri critici espone al rischio di manipolazione e di disinformazione.

Svalutazione del passato: La velocità e la continua innovazione della mediasfera portano a una svalutazione del sapere tradizionale e del passato, considerati “antichi” e non più rilevanti. Si crea una frattura tra generazioni e si perde il senso di continuità storica.

Guadagni:

Sviluppo dell’intelligenza simultanea: La visione non-alfabetica, sebbene meno profonda rispetto alla lettura, addestra la mente a elaborare informazioni in modo simultaneo e a cogliere connessioni tra diversi elementi.

Espansione delle conoscenze: La rete offre un accesso senza precedenti a un’enorme quantità di informazioni e di contenuti. La possibilità di esplorare diverse fonti e di confrontarsi con diverse opinioni può arricchire la conoscenza e stimolare la curiosità.

Democratizzazione dell’informazione: La rete può favorire la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica e sociale, offrendo strumenti per l’informazione, la comunicazione e la mobilitazione. Il “movimentismo reticolare” rappresenta un esempio di come la mediasfera possa dare voce a istanze che altrimenti rimarrebbero inascoltate.

L’autore invita a un uso consapevole della rete, che ne sfrutti i benefici senza subirne passivamente gli effetti negativi. Sottolinea l’importanza di coltivare la capacità di analisi critica, di selezionare le fonti e di costruire un sapere organico e strutturato.

Come ha influenzato la scrittura la memoria umana, secondo Platone?

Secondo Platone, come emerge dalla sua analisi nel Fedro, la scrittura ha un impatto profondo e ambiguo sulla memoria umana.

Da un lato, la scrittura funge da “farmaco della memoria” perché permette di esternalizzare il sapere, depositandolo su un supporto stabile e duraturo, alleggerendo così il carico mnemonico degli individui. In questo senso, la scrittura favorisce la creazione di archivi del sapere (come biblioteche), rendendo le informazioni accessibili a un pubblico più vasto e preservandole dal rischio di oblio.

Dall’altro lato, Platone mette in guardia contro il pericolo che la scrittura si trasformi in un “incitamento alla dimenticanza”. Affidandosi alla scrittura, gli uomini si abituerebbero a ricordare “dal di fuori”, mediante segni esterni, e non più “dal di dentro”, attraverso lo sforzo interiore della memoria. Questo processo porterebbe a una superficialità del sapere e a una falsa percezione di conoscenza. Chi si affida ciecamente alla scrittura, senza interiorizzare il sapere, rischia di apparire sapiente senza esserlo realmente.

Platone evidenzia, inoltre, come la scrittura distacchi il discorso dal suo autore, rendendolo “orfano” e incapace di difendersi da solo. A differenza del discorso orale, che può essere chiarito e contestualizzato dall’autore in tempo reale, il testo scritto è “muto” e soggetto a interpretazioni arbitrarie.

In sintesi, la posizione di Platone sulla scrittura è complessa e non si riduce a una semplice condanna. Pur riconoscendone l’utilità come strumento di conservazione del sapere, Platone mette in guardia contro i rischi di una fiducia cieca nella scrittura, che può portare a una deterioramento della memoria individuale e a una superficialità del sapere.

Quali sono le differenze tra lettura classica e moderna?

L’avvento della mediasfera ha radicalmente trasformato l’atto di leggere, delineando una netta distinzione tra la “concezione classica” e la “concezione moderna” della lettura.

Ecco le principali differenze:

Contesto ambientale:

Lettura classica: Si svolge in un’atmosfera di silenzio e solitudine, protetta da intrusioni esterne. Il lettore “classico”, come descritto da George Steiner nel suo saggio “Una lettura ben fatta”

, rivendica il suo spazio personale, delimitato e silenzioso, dove potersi immergere completamente nel testo. Fattori ambientali come il contatto con la carta, l’odore del libro e la sua consistenza fisica contribuiscono all’esperienza sensoriale della lettura

.

Lettura moderna: Si svolge in un ambiente rumoroso e caotico, spesso in presenza di altre persone. La lettura non richiede più un’attenzione esclusiva e si integra con l’uso simultaneo di altri media. La lettura sullo schermo del computer, del tablet o del telefono, in luoghi pubblici e affollati, è diventata la norma

.

Supporto:

Lettura classica: Il libro di carta è il supporto principale, apprezzato per la sua fisicità, la sua portabilità e la possibilità di personalizzazione attraverso sottolineature, annotazioni e segnalibri

.

Lettura moderna: L’e-reader si affianca al libro di carta, offrendo la possibilità di leggere migliaia di libri in un unico dispositivo, di regolare la dimensione del carattere e l’illuminazione, di accedere a dizionari e di condividere note con altri lettori

. La lettura si estende anche a siti web, blog, social forum e altri supporti digitali, dove i testi si presentano spesso in forma frammentaria e non lineare

.

Ritmo e attenzione:

Lettura classica: Richiede tempo, pazienza e concentrazione. Il lettore “classico” si concede il tempo necessario per assimilare il testo, per riflettere sul suo significato e per costruire un’interpretazione personale

.

Lettura moderna: È caratterizzata da velocità, frammentazione e interruzioni. La mente, abituata al ritmo frenetico del web, fatica a concentrarsi su un unico testo per un tempo prolungato. La lettura diventa spesso superficiale, volta ad estrarre informazioni specifiche piuttosto che a comprendere a livello profondo

.

In sintesi, la lettura moderna, pur beneficiando delle innovazioni tecnologiche e dell’accessibilità offerte dalla rete, rischia di perdere alcune delle caratteristiche fondamentali della lettura classica, come la profondità, la concentrazione e la capacità di costruire un sapere organico e strutturato.

Riassumi il volume con una mappa concettuale

Presi nella rete: Mappa concettuale

Tesi centrale: La diffusione dei media digitali e di internet ha inaugurato una “Terza Fase” nella storia della conoscenza umana, paragonabile per portata all’avvento del linguaggio e della scrittura. Questa “Terza Fase” è caratterizzata da un profondo cambiamento nel modo in cui si formano e si elaborano il sapere, le idee e le informazioni, con un passaggio dalla centralità della lettura “classica” alla predominanza del “vedere”.

Le tre fasi della conoscenza:

Prima Fase: Nascita del linguaggio: comunicazione simbolica, condivisione di esperienze, costruzione di una cultura comune.

Seconda Fase: Invenzione della scrittura: esternalizzazione del sapere su supporti stabili, nascita di archivi del sapere, diffusione e conservazione della conoscenza.

Terza Fase: Avvento della mediasfera: declino della lettura “classica”, ascesa del “vedere” come senso primario, frammentazione del sapere, difficoltà nel distinguere vero e falso.

Perdite e guadagni cognitivi della rete:

Perdite:

Declino della lettura “classica” e dell’intelligenza sequenziale.

Amnesia digitale e dipendenza dai dispositivi.

Disarticolazione e frammentazione del sapere.

Difficoltà nel distinguere tra vero e falso.

Svalutazione del passato e frattura tra generazioni.

Guadagni:

Sviluppo dell’intelligenza simultanea.

Espansione delle conoscenze e accesso a diverse fonti.

Democratizzazione dell’informazione e partecipazione attiva.

Impatto della scrittura sulla memoria (Platone):

Farmaco della memoria: esternalizzazione del sapere, alleggerimento del carico mnemonico, creazione di archivi del sapere.

Incitamento alla dimenticanza: ricordo “dal di fuori”, superficialità del sapere, falsa percezione di conoscenza.

Distacco del discorso dal suo autore: testo “orfano” e soggetto a interpretazioni arbitrarie.

Lettura classica vs. lettura moderna:

Contesto ambientale:

Classica: silenzio, solitudine, spazio personale.

Moderna: rumore, caos, presenza di altre persone.

Supporto:

Classica: libro di carta, fisicità, personalizzazione.

Moderna: e-reader, molteplicità di testi, accesso a informazioni supplementari.

Ritmo e attenzione:

Classica: tempo, pazienza, concentrazione, profondità.

Moderna: velocità, frammentazione, interruzioni, superficialità.

Conclusione:

La “Terza Fase” della conoscenza presenta sia sfide che opportunità. È necessario un uso consapevole della rete, che ne sfrutti i benefici senza subirne passivamente gli effetti negativi. Cruciale è coltivare la capacità di analisi critica, la selezione delle fonti e la costruzione di un sapere organico e strutturato.

Scrittura e Memoria in Platone

Secondo Platone, come emerge dalla sua analisi nel Fedro, la scrittura ha un impatto profondo e ambiguo sulla memoria umana.

Da un lato, la scrittura funge da “farmaco della memoria” perché permette di esternalizzare il sapere, depositandolo su un supporto stabile e duraturo, alleggerendo così il carico mnemonico degli individui. In questo senso, la scrittura favorisce la creazione di archivi del sapere (come biblioteche), rendendo le informazioni accessibili a un pubblico più vasto e preservandole dal rischio di oblio.

Dall’altro lato, Platone mette in guardia contro il pericolo che la scrittura si trasformi in un “incitamento alla dimenticanza”. Affidandosi alla scrittura, gli uomini si abituerebbero a ricordare “dal di fuori”, mediante segni esterni, e non più “dal di dentro”, attraverso lo sforzo interiore della memoria. Questo processo porterebbe a una superficialità del sapere e a una falsa percezione di conoscenza. Chi si affida ciecamente alla scrittura, senza interiorizzare il sapere, rischia di apparire sapiente senza esserlo realmente.

Platone evidenzia, inoltre, come la scrittura distacchi il discorso dal suo autore, rendendolo “orfano” e incapace di difendersi da solo. A differenza del discorso orale, che può essere chiarito e contestualizzato dall’autore in tempo reale, il testo scritto è “muto” e soggetto a interpretazioni arbitrarie.

In sintesi, la posizione di Platone sulla scrittura è complessa e non si riduce a una semplice condanna. Pur riconoscendone l’utilità come strumento di conservazione del sapere, Platone mette in guardia contro i rischi di una fiducia cieca nella scrittura, che può portare a una deterioramento della memoria individuale e a una superficialità del sapere.

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Lettura Classica vs. Moderna

L’avvento della mediasfera ha radicalmente trasformato l’atto di leggere, delineando una netta distinzione tra la “concezione classica” e la “concezione moderna” della lettura.

Ecco le principali differenze:

Contesto ambientale:

Lettura classica: Si svolge in un’atmosfera di silenzio e solitudine, protetta da intrusioni esterne. Il lettore “classico”, come descritto da George Steiner nel suo saggio “Una lettura ben fatta” [1], rivendica il suo spazio personale, delimitato e silenzioso, dove potersi immergere completamente nel testo. Fattori ambientali come il contatto con la carta, l’odore del libro e la sua consistenza fisica contribuiscono all’esperienza sensoriale della lettura [2].

Lettura moderna: Si svolge in un ambiente rumoroso e caotico, spesso in presenza di altre persone. La lettura non richiede più un’attenzione esclusiva e si integra con l’uso simultaneo di altri media. La lettura sullo schermo del computer, del tablet o del telefono, in luoghi pubblici e affollati, è diventata la norma [3].

Supporto:

Lettura classica: Il libro di carta è il supporto principale, apprezzato per la sua fisicità, la sua portabilità e la possibilità di personalizzazione attraverso sottolineature, annotazioni e segnalibri [4].

Lettura moderna: L’e-reader si affianca al libro di carta, offrendo la possibilità di leggere migliaia di libri in un unico dispositivo, di regolare la dimensione del carattere e l’illuminazione, di accedere a dizionari e di condividere note con altri lettori [5]. La lettura si estende anche a siti web, blog, social forum e altri supporti digitali, dove i testi si presentano spesso in forma frammentaria e non lineare [6].

Ritmo e attenzione:

Lettura classica: Richiede tempo, pazienza e concentrazione. Il lettore “classico” si concede il tempo necessario per assimilare il testo, per riflettere sul suo significato e per costruire un’interpretazione personale [7].

Lettura moderna: È caratterizzata da velocità, frammentazione e interruzioni. La mente, abituata al ritmo frenetico del web, fatica a concentrarsi su un unico testo per un tempo prolungato. La lettura diventa spesso superficiale, volta ad estrarre informazioni specifiche piuttosto che a comprendere a livello profondo [8].

In sintesi, la lettura moderna, pur beneficiando delle innovazioni tecnologiche e dell’accessibilità offerte dalla rete, rischia di perdere alcune delle caratteristiche fondamentali della lettura classica, come la profondità, la concentrazione e la capacità di costruire un sapere organico e strutturato.

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