

Il corpus di testi analizzato, tratto dai “Quaderni del carcere” di Antonio Gramsci, offre una profonda e stratificata critica della storia, della politica e della cultura italiana, utilizzando un apparato concettuale rigoroso. I punti salienti di questa analisi sono:
- Il Concetto di Egemonia: L’idea centrale che attraversa l’intera opera è quella dell’egemonia, definita come la supremazia di un gruppo sociale che si manifesta non solo come “dominio” (forza coercitiva), ma soprattutto come “direzione intellettuale e morale”. Un gruppo diventa dirigente quando riesce a guadagnare il consenso attivo o passivo dei gruppi alleati e persino di quelli avversari, prima e dopo la conquista del potere.
- Il Risorgimento come “Rivoluzione Passiva”: L’unificazione italiana non è vista come una rivoluzione popolare sul modello giacobino, ma come una “rivoluzione senza rivoluzione” o “rivoluzione passiva”. Fu un processo guidato dall’alto dal gruppo moderato, che seppe assorbire e neutralizzare le energie del Partito d’Azione, escludendo le masse popolari, in particolare i contadini, a cui non fu offerta una riforma agraria. Questo ha generato uno Stato debole e con una base sociale ristretta.
- Il Ruolo degli Intellettuali e la Cultura: Si evidenzia un persistente distacco tra gli intellettuali italiani e il “popolo-nazione”. La cultura italiana è spesso descritta come astratta, retorica e con una “funzione cosmopolita” piuttosto che un solido carattere nazionale. Viene sottolineata la necessità di una “riforma intellettuale e morale” per creare una concezione del mondo unitaria e laica, capace di generare una nuova coscienza collettiva.
- Il Partito Politico come “Moderno Principe”: Nell’epoca moderna, il protagonista della trasformazione storica non può essere un eroe individuale, ma il partito politico. Esso ha il compito di essere l’organizzatore di una volontà collettiva nazionale-popolare e il promotore della riforma intellettuale e morale necessaria per fondare un nuovo tipo di Stato.
- Guerra di Posizione e Guerra di Movimento: Questa metafora militare è applicata alla lotta politica. Negli Stati occidentali avanzati, la “società civile” è una struttura complessa e resistente, simile a un sistema di trincee. Le crisi economiche non sono più sufficienti per provocare crolli immediati (“guerra di movimento”). La lotta politica diventa una lunga e complessa “guerra di posizione” per la conquista dell’egemonia culturale e sociale.
- Critica all’Economismo: Viene mossa una critica radicale contro ogni forma di determinismo economico, definito “economismo”. Si contesta l’idea che le ideologie siano un mero riflesso della struttura economica, sottolineando che è sul terreno delle ideologie che gli uomini acquistano coscienza dei conflitti fondamentali.
I. Il Risorgimento e la Formazione dello Stato Italiano: Una “Rivoluzione Passiva”
L’analisi del processo di unificazione nazionale italiano è uno dei cardini della riflessione, interpretato non come un’epopea eroica, ma come un complesso processo egemonico con profonde contraddizioni.
Critica alle Interpretazioni Tradizionali
Le letture convenzionali del Risorgimento sono giudicate viziate da tendenziosità politica e classificate in diverse categorie:
- Tesi Democratica Francofila: Sostiene che il movimento nazionale derivi direttamente dalla Rivoluzione Francese.
- Tesi Contraria: Afferma che l’intervento francese interruppe un movimento “veramente” nazionale, con due varianti:
- Gesuita: Valorizza i movimenti reazionari come i sanfedisti.
- Moderata: Si richiama al riformismo delle monarchie illuminate del Settecento. L’analisi proposta supera queste visioni, sostenendo che la Rivoluzione Francese non fu la causa diretta, ma un catalizzatore che “opera per approfondire un movimento già iniziato nelle ‘cose'”, funzionando come elemento di aggregazione per forze umane già esistenti ma disperse.
Il Ruolo dei Moderati e del Partito d’Azione
Il nucleo dell’interpretazione del Risorgimento risiede nella dinamica tra i due principali schieramenti politici:
- I Moderati: Rappresentavano un gruppo sociale relativamente omogeneo, con una direzione politica stabile e progressiva nei propri quadri. La loro politica fu caratterizzata da un’azione egemonica brillante, capace di dirigere anche prima di conquistare il potere governativo.
- Il Partito d’Azione: Non si appoggiava a una specifica classe storica. Le sue oscillazioni e la sua direzione, in ultima analisi, si allineavano agli interessi dei moderati. Di fatto, il Partito d’Azione fu “guidato ‘indirettamente’ da Cavour e dal Re”.
Questa dinamica spiega perché il Risorgimento si sia realizzato come una “rivoluzione senza rivoluzione” o, usando l’espressione di Vincenzo Cuoco, come “rivoluzione passiva”. L’egemonia dei moderati ha impedito che il movimento assumesse caratteri giacobini o un “Terrore”, assorbendo gradualmente le élite dei gruppi avversari e decapitandoli politicamente.
L’Assenza delle Masse Popolari e la Mancata Riforma Agraria
La debolezza strutturale dello Stato italiano nascente è attribuita alla mancata partecipazione delle grandi masse, in particolare dei contadini.
- Il Partito d’Azione non seppe legare le campagne alle città, a differenza della tradizione giacobina francese. Non fu in grado di formulare un programma che rispondesse alle esigenze contadine.
- La riforma agraria era “un’esigenza fortemente sentita”, ma la “famosa minoranza italiana… combatté più per impedire che il popolo intervenisse nella lotta e la facesse diventare sociale… che non contro i nemici dell’unità”.
- Questa assenza di una base di massa ha prodotto uno Stato “angusto, settario”, debole internazionalmente perché costantemente minacciato da forze interne non nazionalizzate.
La Questione Meridionale
La gestione del Mezzogiorno dopo l’Unità è vista come un esempio emblematico della politica dei moderati. Invece di risolvere il malcontento endemico, lo strato sociale meridionale che avrebbe potuto organizzarlo fu cooptato e trasformato in uno “strumento della politica settentrionale, un suo accessorio di polizia privata”. Il malcontento, privo di direzione, si manifestò solo in forme “caotiche e tumultuarie”, trattate come questioni di ordine pubblico e non politiche.
Il Trasformismo come Metodo Egemonico
Il “trasformismo” non è visto come una degenerazione post-unitaria, ma come il metodo caratteristico di tutta la vita statale italiana dal 1848 in poi. Esso rappresenta l’espressione parlamentare dell’azione egemonica dei moderati, consistente nell’assorbimento continuo “degli elementi attivi sorti dai gruppi alleati e anche da quelli avversari”. In questo modo, la direzione politica diventa un aspetto della funzione di dominio, portando alla “decapitazione” dei gruppi nemici.
II. Egemonia, Intellettuali e Cultura
L’analisi culturale è intrinsecamente legata a quella politica, poiché la capacità di dirigere una società si fonda sulla costruzione di una visione del mondo condivisa.
Il Concetto di Egemonia: Dominio e Direzione
Questo concetto è lo strumento analitico fondamentale per comprendere la dinamica del potere.
- La supremazia di un gruppo sociale si manifesta in due modi:
- Dominio: Esercitato sui gruppi avversari, che si tende a liquidare o sottomettere con la forza.
- Direzione intellettuale e morale: Esercitata sui gruppi affini e alleati.
- Un gruppo sociale “può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo”, poiché questa è una delle condizioni principali per la conquista stessa del potere. Dopo averlo conquistato, deve continuare a essere “dirigente” oltre che “dominante”.
La Funzione degli Intellettuali Italiani
Gli intellettuali italiani sono oggetto di una critica severa per la loro incapacità storica di costituire un blocco nazionale-popolare.
- Cosmopolitismo e Distacco dal Popolo: Fin dal Medioevo, gli intellettuali italiani hanno avuto una funzione cosmopolita, testimonianza dell’ “assenza del carattere nazionale della cultura”. Esisteva un’ “unità culturale” tra di loro, ma questa non si traduceva in un sentimento nazionale concreto e operante.
- Intellettuali Organici e Tradizionali: Viene introdotta una distinzione cruciale:
- Intellettuali organici: Quelli che ogni gruppo sociale crea con sé per darsi omogeneità e consapevolezza della propria funzione (es. il tecnico industriale per l’imprenditore).
- Intellettuali tradizionali: Ceti preesistenti (es. ecclesiastici) che continuano a perpetuare la loro funzione attraverso le trasformazioni storiche.
- Il problema italiano è stato il distacco radicale tra intellettuali e popolo, accentuatosi dopo il Cinquecento, che ha impedito la formazione di una coscienza nazionale diffusa.
La Necessità di una Riforma Intellettuale e Morale
La costruzione di uno Stato moderno e solido richiede una “riforma intellettuale e morale”, ovvero la creazione e la diffusione di una concezione del mondo superiore che diventi il nuovo “senso comune”.
- Questa riforma deve creare il terreno per “un ulteriore sviluppo della volontà collettiva nazionale popolare verso il compimento di una forma superiore e totale di civiltà moderna”.
- Il “Moderno Principe”, ovvero il partito politico, deve essere il promotore di questa riforma, superando l’assenza di giacobinismo che ha caratterizzato la storia italiana.
Critica alla Letteratura e alla Cultura Nazionale-Popolare
La letteratura italiana è analizzata come sintomo del distacco tra cultura e popolo.
- Mancanza di un Romanzo Popolare: A differenza di altri paesi europei, in Italia non si è sviluppata una letteratura nazionale-popolare. Gli intellettuali non hanno saputo rappresentare le aspirazioni e i sentimenti del popolo.
- Atteggiamento Paternalistico: Anche quando rappresentano le classi subalterne, scrittori come Manzoni mantengono un atteggiamento di “paternalismo cattolico” e di “ironia sottintesa”, privo di un profondo amore per i personaggi. I popolani nei Promessi Sposi sono “presi in giro e canzonati”, descritti come gente “meschina, angusta, senza vita interiore”.
- Letteratura d’Appendice e Poliziesca: La diffusione di generi come il romanzo d’appendice (il cui superuomo deriva più dal Conte di Montecristo che da Nietzsche) e il romanzo poliziesco viene analizzata come un fenomeno che soddisfa bisogni ideologici e psicologici, ma che non costituisce una cultura nazionale organica.
III. Teoria dello Stato e del Partito Politico
L’analisi si estende a una teoria generale dell’azione politica, dello Stato e del soggetto che li anima, il partito.
Il Partito come “Moderno Principe”
Nell’epoca moderna, il ruolo che Machiavelli attribuiva a un principe individuale può essere svolto solo dal partito politico.
- Il partito è l’organismo che “intende (ed è razionalmente e storicamente fondato a questo fine) fondare un nuovo tipo di Stato”.
- Nei regimi totalitari, il partito assume la funzione di arbitrato e di garante dell’unità statale, tradizionalmente svolta dalla Corona.
- Sebbene ogni partito rappresenti un solo gruppo sociale, la sua funzione può essere quella di “equilibrio e di arbitrato” tra gli interessi del proprio gruppo e quelli degli altri.
Struttura e Necessità Storica del Partito
Un partito politico, per esistere e non essere distrutto, deve essere composto da tre elementi fondamentali:
- Un elemento diffuso di uomini comuni: La cui partecipazione è basata su disciplina e fedeltà.
- L’elemento coesivo principale: Che centralizza, organizza e disciplina.
- Un elemento intermedio: Che articola il contatto tra i primi due.
Un partito diventa “necessario” storicamente “quando le condizioni del suo ‘trionfo’, del suo immancabile diventar Stato sono almeno in via di formazione”.
Stato, Società Civile e Società Regolata
Viene proposta una concezione articolata dello Stato, superando l’identificazione di Stato e governo.
- Stato = Società Politica + Società Civile: Lo Stato non è solo l’apparato di governo (coercizione, società politica), ma è “egemonia corazzata di coercizione”, includendo gli organismi “privati” della società civile (sindacati, partiti, associazioni culturali) attraverso cui si organizza il consenso.
- Stato Etico: Si riferisce all’attività educativa e morale dello Stato, che mira a elevare la popolazione a un certo livello culturale e morale.
- Esaurimento dello Stato: La dottrina dello Stato che si concepisce “come passibile tendenzialmente di esaurimento e di risoluzione nella società regolata” è fondamentale. Con l’affermarsi di elementi di società regolata (o Stato etico), l’elemento di coercizione si riduce progressivamente.
Crisi di Egemonia e Cesarismo
Le crisi organiche dello Stato si manifestano come “crisi di autorità” o “crisi di egemonia”.
- Avvengono quando i gruppi sociali “si staccano dai loro partiti tradizionali”, creando un vuoto di rappresentanza.
- Questa situazione rafforza il potere di organismi relativamente indipendenti come la burocrazia, l’alta finanza e la Chiesa.
- Il Cesarismo emerge quando “le forze in lotta si equilibrano in modo catastrofico”, tale che la continuazione della lotta porterebbe alla distruzione reciproca. In questo stallo, una terza forza o una personalità “eroica” può intervenire e imporsi su entrambe.
IV. Metodologia dell’Analisi Storica e Politica
Il testo delinea una metodologia per l’analisi dei fenomeni storici, in opposizione a visioni meccanicistiche e deterministiche.
Guerra di Posizione e Guerra di Movimento
Questa è una metafora centrale per la strategia politica.
- Guerra di Movimento (o Frontale): L’attacco diretto e catastrofico al potere statale. Efficace in società con una società civile “primordiale e gelatinosa” (come la Russia del 1917).
- Guerra di Posizione (o d’Assedio): La lotta per l’egemonia negli Stati avanzati, dove la “società civile è diventata una struttura molto complessa e resistente”. Le “superstrutture della società civile sono come il sistema delle trincee nella guerra moderna”. Un attacco frontale (come una crisi economica) non è sufficiente a far crollare il sistema; è necessaria una lunga guerra per conquistare le “casematte” della società civile.
Critica all’Economismo
Viene condotta una critica serrata a diverse forme di “economismo”, ovvero la tendenza a ridurre i complessi fenomeni storici a cause economiche immediate.
- Si critica chi riduce la storia all’interesse “sordidamente giudaico” o al susseguirsi di cambiamenti tecnici.
- Si afferma che gli uomini acquistano coscienza dei conflitti fondamentali “nel terreno delle ideologie”. Trascurare questo aspetto significa ridurre la politica e la storia a un “continuo marché de dupes”.
- La polemica non è contro l’importanza del fattore economico, ma contro le sue interpretazioni “sgangherate di tipo loriano” che eliminano la dialettica e l’azione volontaria.
Analisi dei Rapporti di Forza
Un’analisi corretta deve distinguere diversi momenti o gradi:
- Rapporto di forze sociali: Legato alla struttura, obiettivo, misurabile (es. numero di aziende, popolazione urbana).
- Rapporto di forze politiche: Il grado di omogeneità, autocoscienza e organizzazione dei vari gruppi sociali.
- Rapporto di forze militari: Il momento decisivo, che può essere di natura strettamente militare o politico-militare. Tali analisi non sono fini a se stesse, ma “acquistano un significato solo se servono a giustificare una attività pratica, una iniziativa di volontà”.
Previsione e Prospettiva
La previsione non è un atto “oggettivo”.
- “Chi fa la previsione in realtà ha un ‘programma’ da far trionfare e la previsione è appunto un elemento di tale trionfo”.
- L’obiettività si acquista nella misura in cui la passione “aguzza l’intelletto” e si tiene conto dell’intervento della volontà (propria e altrui) come elemento della realtà stessa.
- Nell’azione politica, è fondamentale la “doppia prospettiva”, che corrisponde alla duplice natura del Centauro di Machiavelli: forza e consenso, autorità ed egemonia, tattica e strategia.
V. Analisi di Fenomeni Storici e Internazionali
L’approccio metodologico viene applicato a diversi fenomeni contemporanei, dimostrando la sua flessibilità analitica.
Americanismo e Fordismo
Questo fenomeno è analizzato non come una semplice moda, ma come l’inizio di una nuova fase della civiltà.
- Condizione Preliminare: Richiede una “composizione demografica razionale”, ovvero l’assenza di “classi numerose senza una funzione essenziale nel mondo produttivo”, cioè classi parassitarie, che invece caratterizzano la storia europea.
- Nuovo Lavoratore e Nuova Morale: Il fordismo mira a creare un nuovo tipo di lavoratore, adattato ai ritmi della produzione meccanizzata. Ciò implica una lotta contro l’alcolismo e la promozione di una nuova morale sessuale (monogamia), poiché l’operaio “non deve sperperare le sue energie nervose”.
- Alti Salari: Sono uno strumento per ottenere il consenso e permettere la reintegrazione delle forze logorate, una combinazione di coercizione e persuasione.
- Rotary Club: Visto come un superamento organico della Massoneria tradizionale, un’organizzazione moderna che rappresenta interessi più concreti e legati alle alte classi industriali.
La Chiesa Cattolica: Azione Cattolica e Lotte Interne
La Chiesa Cattolica è analizzata come un’organizzazione complessa, soggetta a profonde trasformazioni e conflitti interni.
- Azione Cattolica: È interpretata come una reazione difensiva alla “apostasia di intere masse”. Con essa, la Chiesa accetta il terreno di lotta imposto dagli avversari (l’organizzazione politica di massa), perdendo la sua autonomia e diventando una forza subalterna.
- Conflitti Interni: La lotta contro il Modernismo ha generato una reazione opposta, quella dei “cattolici integrali” (legati a figure come Mons. Benigni e a società segrete come la “Sapinière”), apertamente reazionari. Pio XI è visto come il “papa dei gesuiti”, che cerca di “incentrare” nuovamente il cattolicesimo, dandogli una forma politica più duttile e combattendo gli estremi.
- Rapporto con lo Stato: La Chiesa si adatta ai diversi regimi, distinguendo tra la “funzione dell’autorità” (che viene da Dio) e la “persona” che la esercita. Questo permette un “opportunismo” che garantisce la sua sopravvivenza.
La Questione Italiana e le Relazioni Internazionali
Viene criticata l’impostazione della “questione italiana” come un problema puramente demografico di superpopolamento che necessita di espansione.
- Si solleva il dubbio che il basso reddito nazionale non sia dovuto alla povertà “naturale” del paese, ma a “condizioni storico-sociali” interne.
- Il problema risiede nella “troppa popolazione passiva” (redditieri, burocrazia, intermediari) che consuma la ricchezza prodotta e impedisce l’accumulazione. La proiezione del problema all’esterno può funzionare come “un alibi politico di fronte alle masse del paese”.
- La vera soluzione risiede nella “capacità direttiva” della classe dominante e nella razionalizzazione della struttura economica e sociale interna.
