Scrittura….

La tesi di fondo del manuale Scrivere dal vero di Riccardo Staglianò è che la scrittura, in particolare nell’ambito della non-fiction (giornalismo), può e deve essere insegnata, e che l’uso di tecniche narrative e stilistiche tipiche della letteratura è essenziale per produrre reportage di alta qualità e coinvolgenti.

L’autore sostiene che la scrittura è l’unica materia non insegnata nelle scuole italiane di giornalismo, un fatto che ritiene un “peccato non veniale, un torto da riparare”. Questa mancanza implica l’idea che “scrivere bene serve a poco o non serve affatto”.

Gli elementi a sostegno di questa tesi si basano su argomenti pedagogici, sulla necessità di superare i limiti del giornalismo tradizionale e sull’analisi dei metodi dei grandi maestri:

1. Argomento Pedagogico e di Mercato:

  • Il dibattito sull’insegnabilità della scrittura, iniziato con la scrittura creativa (opere di finzione), è stato chiuso affermativamente in Nord America.
  • Dato che si può insegnare a sollecitare l’immaginazione e a inventare mondi interi (fiction), si dovrebbero poter dare indicazioni su come amministrare lo stile nel campo della non-fiction.
  • L’abbondanza di scuole di scrittura in Italia che producono buoni risultati economici dimostra l’esistenza di un mercato e di un valore per questo tipo di prodotto.
  • Trascurare l’insegnamento dello stile è come se all’Accademia di Belle Arti non si insegnasse il disegno. Giornalismo significa comprendere le cose e raccontarle al meglio delle proprie possibilità, e rinunciare alla seconda metà (il racconto) è un grande sacrificio.

2. Necessità di un Nuovo Stile nel Giornalismo Narrativo:

  • Il giornalismo narrativo si focalizza sui fatti visti in prima persona e raccontati in reportage più lunghi e complessi rispetto alla cronaca breve.
  • Questi reportage hanno bisogno di una “architettura narrativa” e di uno stile più ambizioso per coinvolgere i lettori, la cui capacità di attenzione è sempre più ridotta.
  • Il lavoro sullo stile serve a ripulire la scrittura da “scorie più radioattive” come la sciatteria, il genericismo, i luoghi comuni e il lirismo malinteso (chiamato “cattiva letteratura”).
  • L’uso dei dettagli è fondamentale, poiché i dettagli sono come i pixel: togliendoli, l’immagine diventa sgranata, mentre la vita è “ad alta definizione” (8K), e restituire questa vividezza richiede molti dettagli.

3. I Maestri del Giornalismo Narrativo come Modelli:

  • Il manuale illustra i modi, le tecniche e i dispositivi per rendere narrativa la scrittura giornalistica attraverso l’esempio di grandi autori che hanno “abbattuto le barriere tra letteratura e giornalismo”.
  • Autori come David Foster Wallace, Emmanuel Carrère e Joan Didion hanno dimostrato come utilizzare gli strumenti dei romanzieri per la non-fiction.
  • Il New Journalism, teorizzato da Tom Wolfe nel 1973, è un caposaldo del movimento, sostenendo che il giornalismo può superare il romanzo nella presa sulla realtà, purché si liberi dal suo complesso di inferiorità nei confronti della letteratura.

4. I Quattro Dispositivi Narrativi di Tom Wolfe:

Wolfe individua quattro dispositivi principali che conferiscono al romanzo realistico la sua forza attrattiva e che devono essere adottati dal giornalismo:

  1. La costruzione scena per scena: Raccontare la storia passando da una scena all’altra e usando il meno possibile la pura narrazione storica. Questo richiede che i giornalisti si mettano nella condizione di testimoniare le scene delle vite altrui, restituendo la tridimensionalità degli accaduti.
  2. I dialoghi completi: Registrare il dialogo per intero perché il dialogo realistico coinvolge il lettore in modo più completo e definisce il personaggio in modo rapido ed efficace. Il dialogo può fare ciò che la descrizione fisica non fa, come dimostrato in Dickens.
  3. Il punto di vista in terza persona: Presentare ogni scena attraverso gli occhi di un personaggio specifico, dando al lettore la sensazione di essere nella mente del personaggio. I giornalisti ottengono questo risultato intervistando l’individuo sui suoi pensieri ed emozioni, come fece Gay Talese per Onora il padre.
  4. Lo status: Registrare i dettagli simbolici—come gesti quotidiani, abitudini, stili di arredamento, abbigliamento, o il modo di trattare gli altri—che rivelano la posizione delle persone nel mondo o ciò che esse sperano di essere. Wolfe vede lo status come la singola motivazione più importante per gli esseri umani e l’attenzione spasmodica a esso (come in Balzac) fa scattare nel lettore i ricordi delle proprie ambizioni e insicurezze.

Questi dispositivi sono fondamentali per trasformare una cronaca “bidimensionale” e burocratica in una narrazione “tridimensionale” e vivida.

In sintesi, la tesi centrale è che il giornalismo deve aspirare a una qualità letteraria per adempiere al suo compito di raccontare la realtà al meglio, e questa ambizione si realizza attraverso l’apprendimento e l’applicazione cosciente di tecniche narrative.


Immaginate il giornalismo come la costruzione di un edificio. La tesi di fondo sostiene che, per renderlo solido e bello (cioè informativo e coinvolgente), non basta conoscere le fondamenta (i fatti e l’indagine), ma è obbligatorio usare i giusti strumenti per la finitura e l’architettura (la scrittura e lo stile narrativo). Se ci si limita ai fatti senza stile, l’edificio risulterà piatto e inabitabile, come un’immagine sgranata che non rende giustizia alla realtà in “alta definizione”.

Lascia un commento